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TRANSIZIONE ENERGETICA, GAS E NUCLEARE NELL’ELENCO GREEN MA IL PARLAMENTO EUROPEO È DIVISO - Terra dei Figli Blog
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TRANSIZIONE ENERGETICA, GAS E NUCLEARE NELL’ELENCO GREEN MA IL PARLAMENTO EUROPEO È DIVISO

TRANSIZIONE ENERGETICA, GAS E NUCLEARE NELL’ELENCO GREEN MA IL PARLAMENTO EUROPEO È DIVISO

La Commissione europea ha varato il testo del regolamento sulla tassonomia, inserendo gas naturale ed energia nucleare nell’elenco delle tecnologie verdi che possono essere finanziate dall’Europa. L’attesa decisione, giunta dopo settimane di un vivace dibattito a livello continentale, certamente non privo di polemiche anche roventi per le diverse posizioni assunte dai vari Stati della UE, ha visto il parere contrario di alcuni paesi membri. Energia nucleare e gas naturale vengono quindi considerati dall’Europa fonti green utili ad accelerare il percorso verso l’obiettivo zero emissioni. Per ognuna delle 170 attività economiche identificate, la tassonomia verde fissa dei criteri e delle soglie che la definiscono come investimento verde. Questa classificazione orienta la finanza e gli operatori economici, catalizzando gli investimenti e indirizzando la politica energetica dei paesi in vista della neutralità climatica.

LE MODIFICHE AL DOCUMENTO

Il documento varato dalla Commissione presenta due cambiamenti rispetto alla bozza fatta circolare nelle ultime ore del 2021. 

Il primo riguarda la quota di gas low-carbon da miscelare al gas fossile, che fa scomparire l’obiettivo intermedio del 2026 e lascia immurato il mix al 100% al 2035, così da rendere le operazioni più attraenti per investitori e mercati. La seconda modifica abbatte i limiti massimi di emissioni per definire sostenibile un nuovo impianto a gas, prevedendo, in sostanza, cheil taglio di intensità emissiva venga calcolato sull’intera durata di vita della centrale.

Resta invece invariato il resto del documento elaborato dalla Commissione europea. Essoprevede riguardo all’energia nucleare che gli investimenti nelle centrali siano considerati come “green” se i progetti stessi presentino un definito piano di sviluppo, appositi fondi e il sito di stoccaggio dei rifiuti radioattivi. Occorre inoltre che i progetti stessi abbiano ricevuto i rispettivi permessi di costruzione prima del 2045. La classificazione così considerata comprende anche gli impianti nucleari già esistenti, considerando attività verde anche l’estensione del ciclo di vita “in considerazione dei tempi lunghi per gli investimenti in nuova capacità di generazione nucleare”. Tali estensioni, però, devono includere modifiche e miglioramenti in termini di sicurezza.

Per ciò che concerne il gas naturale, per considerare verdi gli investimenti nel gas le nuove centrali devono obbligatoriamente sostituire impianti più inquinanti, producendo emissioni inferiori a 270 g di CO2eq per kWh, e nel contempo ricevere le autorizzazioni necessarie entro il 31 dicembre 2030. Secondo quanto stabilito dalla bozza elaborata da Bruxelles, inoltre, la capacità produttiva del nuovo impianto non deve superare di oltre il 15% la capacità di quello sostituito e dimostrare di essere tecnicamente compatibile anche con il “gas a basse emissioni“.

LA POSIZIONE DEI CONSERVATORI

Il gruppo dei Conservatori e Riformisti del Parlamento UE ha espresso pieno sostegno alla proposta della Commissione europea di includere l’energia nucleare e il gas fossile nella tassonomia verde, perché fonti in grado di accelerare la transizione per raggiungere la neutralità energetica.

“Il vero problema che rileviamo come Fratelli d’Italia – ha affermato  l’eurodeputato Nicola Procaccini, responsabile nazionale del dipartimento Energia e Ambiente del partito – è l’assenza totale di iniziativa del Governo italiano che avrebbe dovuto battersi per eliminare le condizionalità, presenti nel testo, sull’estrazione di gas naturale. Un limite che penalizza fortemente la possibilità di incrementare la produzione italiana dai propri giacimenti nazionali”. Procaccini ha espresso soddisfazione generale rispetto alla scelta effettuata dalla Commissione Ue su gas e nucleare che sono, secondo l’eurodeputato “due fonti necessarie per una transizione energetica che non può essere fatta a tappe forzate. Il Governo Draghi, bloccato da chi nell’alleanza vive su posizioni del tutto ideologiche, ha voluto far fare il lavoro sporco alla Germania, che però lo ha fatto puntando giustamente ai suoi vantaggi. Berlino è riuscita ad ottenere infatti l’inclusione dei fondi per la riconversione degli impianti di estrazione del petrolio, creando una distonia che rende il testo una buona notizia in generale per l’Italia ma non buona come avrebbe potuto essere”.

COSA PREVEDE L’ITER

L’atto delegato presentato dalla Commissione sarà ora sottoposto all’esame del Consiglio e Parlamento Ue, che avranno quattro mesi, più due di possibile proroga, per analizzarlo ed eventualmente respingerlo. Il Consiglio avrà il diritto di opporsi a maggioranza qualificata rafforzata (il che significa che per bloccarlo è necessaria l’opposizione di almeno il 72% degli Stati membri, ossia almeno 20 Paesi che rappresentino almeno il 65% della popolazione dell’UE). Per l’Europarlamento basterà invece la maggioranza semplice (ossia almeno 353 deputati in plenaria). L’obiettivo della Commissione è far entrare in vigore la mappa verde delle fonti energetiche il primo gennaio 2023. Ma proprio il passaggio nell’aula di Strasburgo potrebbe riservare qualche sorpresa e non è escluso che il testo finale possa venire bocciato viste le forti divisioni tra i diversi schieramenti politici presenti. 

Fabio Benvenuti