Sviluppo sostenibile per lasciare alle nuove generazioni un ambiente migliore
Negli ultimi anni abbiamo assistito a una rivoluzione culturale del concetto di ambiente e delle sue declinazioni. Il tema, caro in primis alla destra, ha visto dapprima partiti rappresentanti della sinistra e in seguito esponenti del Movimento 5 stelle tentare di attribuirsi battaglie ideologiche su temi ambientali, paralizzando, di fatto, il Paese, essendo incapaci di cogliere le necessità reali di cittadini e imprese.
La destra italiana può rivendicare la responsabilità e il merito di avere introdotto in Italia la cultura e le regole alla base dello sviluppo sostenibile. Da anni ha portato avanti numerose battaglie, opponendosi a pregiudizi ideologici e a speculazioni economiche atte ad agevolare interessi extra nazionali che avvantaggiano la diffusione della malavita organizzata, la sola capace di fiorire nell’assenza di regole o nella loro pessima applicazione.
Pensiamo al blocco delle iniziative che avrebbero favorito la sovranità energetica dell’Italia, costringendola, oggi, a cercare accordi con altri paesi (molti dei quali a elevata instabilità) per acquistare gas estratto da pozzi cui l’Italia stessa avrebbe potuto direttamente attingere. Non trascuriamo inoltre i veti posti alla valorizzazione energetica dei rifiuti che hanno creato il substrato ideale per la mano di camorra e mafia.
La vera rivoluzione culturale non è stata incoraggiata dal Partito Democratico né dal Movimento 5 Stelle, ma dal movimento giovanile avviato da Greta Thunberg cui vanno riconosciuti meriti e lacune. L’omissione, ad esempio, di alcuni tra i paesi più inquinanti del mondo durante i suoi comizi, per non parlare di un estremo ambientalismo ideologico.
I giovani però, hanno così imposto con veemenza, all’interno della discussione politica nazionale e internazionale, il tema della difesa dell’ambiente.
La Politica ha saputo cogliere l’enfasi rivoluzionaria del tema ambientale mentre taluni si sono limitati unicamente a cavalcarne l’onda utopistica. In pochi abbiamo saputo trasformare tesi spesso estremiste in linee di indirizzo attuabili. Per primi, nel Friuli Venezia Giulia, abbiamo istituito la delega allo Sviluppo Sostenibile, modificando la declaratoria dell’assessorato che rappresento, con l’obiettivo di perseguire una politica propositiva e non impositiva, cercando di trovare un equilibrio tra i principi cardine della nostra società: salute e ambiente, lavoro ed economia.
Un caso emblematico di cambiamento lo abbiamo vissuto proprio a Trieste. Il Partito Democratico, ammantato di un ambiguo concetto ambientalista, aveva dato nuova vita alla ottocentesca Ferriera di Servola, con produzione di acciaio da carbon coke, utilizzando lo stabilimento industriale in sito cittadino, distante meno di 150 metri da un rione densamente popolato, in prossimità di asili, scuole, chiese e giardini pubblici.
Partendo invece dai principi cardine dello sviluppo sostenibile e dalla necessità di trovare un equilibrio tra ambiente, salute e lavoro e in accordo con l’azienda, l’assessorato che rappresento ha avviato un processo di riqualificazione e riconversione industriale dell’area. I complessi confronti con l’azienda e il Mise ci hanno permesso di garantire la tutela dell’ambiente, della salute dei cittadini e dei lavoratori senza rinunciare alla vocazione industriale dell’area che vedrà lo sviluppo del laminatoio, liberando, al contempo, spazi utili alle prospettive portuali.
Va ricordata infatti l’importanza delle innumerevoli differenze territoriali del nostro Paese e il confronto necessario che il Governo dovrebbe avere con i rappresentanti delle Regioni, a loro volta espressione di sentimenti e volontà territoriali, senza imporre pacchetti preconfezionati, credendo così di accelerare gli iter amministrativi bypassando passaggi essenziali.
Il cambiamento non si ottiene vietando e imponendo, quanto piuttosto lavorando con costanza e trasparenza per modificare in modo sostenibile le nostre strutture produttive, introducendo le infrastrutture della mobilità sostenibile a zero emissioni per proteggere l’ambiente naturale e marino, straordinarie risorse per la nostra qualità di vita e per il turismo stesso. È necessario mettere in sicurezza il territorio dal rischio idrogeologico fortemente aggravato dai cambiamenti climatici, promuovere l’economia circolare in tutti i settori di prestigio per il Made in Italy.
Made in Italy che troppo spesso esporta eccellenze intellettive, pur conservando, in determinati territori, attrattivi e illustri parchi scientifici e tecnologici impegnati in ricerche sull’idrogeno, il combustibile del futuro, e sulla fusione nucleare, vera risposta per la soluzione di qualsivoglia esigenza energetica rispetto alle obsolete centrali a fissione.
Solo superando preconcetti e pregiudizi, lavorando con la consapevolezza delle esigenze delle società moderne e dell’ambiente che ci circonda, solo trovando l’equilibrio tra gli aspetti produttivi e di sviluppo sostenibile, potremo lasciare alle nuove generazioni un ambiente migliore di quello che abbiamo ereditato, sostenere l’economia e l’innovazione, senza nulla perdere in termini di lavoro.