TRANSIZIONE ENERGETICA, GLI OBIETTIVI DEL NUOVO GOVERNO E LA SFIDA TECNOLOGICA
Il tema della sicurezza energetica, inteso come fattore per garantire indipendenza economica (e quindi anche politica) e la crescita dell’Italia, è tra le priorità del nuovo governo, così come sottolineato anche dal Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, nel suo discorso alle Camere. Se nell’immediato l’esigenza pressante per l’esecutivo di centrodestra è trovare le risorse da destinare ad abbattere le bollette per imprese e famiglie, la strategia di medio e lungo periodo è certamente quella di adottare misure strutturali per instradare il nostro Paese verso l’indipendenza energetica.
I punti fondamentali del programma del nuovo governo in materia energetica li ha dunque illustrati la premier in Parlamento. Intanto, la battaglia in Europa per la fissazione di un tetto al prezzo del gas, unitamente ad un’altra misura importante come il disaccoppiamento del prezzo dell’elettricità da quello del metano, così da rendere meno pesante il costo dell’energia elettrica calcolato tenendo conto delle meno onerose fonti rinnovabili. Se per la seconda misura sembra essere stata trovata la strada giusta per un accordo con i partner europei, il price cap deve contrastare ancora l’opposizione di Paesi come Germania e Olanda, timorosi di veder erosi i rispettivi rifornimenti di gas ma anche i faraonici guadagni sul mercato speculativo del gas. Il vademecum Meloni in tema di energia prevede anche il ricorso all’aumento dell’estrazione di gas dai giacimenti nazionali, specie da quelli che attualmente sono inattivi o sottodimensionati. L’Italia oggi estrae solo 3 miliardi di metri cubi di gas all’anno, mentre nel 2000, ad esempio, ne estraeva 17 miliardi. Quindi, il necessario potenziamento delle fonti rinnovabili, da ottenere soprattutto attraverso il perentorio snellimento dei passaggi burocratici per sfruttare l’enorme potenziale del solare e termico italiano (nel 2022 si arriverà a 3 gigawatt installati, secondo Elettricità Futura, l’associazione delle imprese elettriche. Ma per raggiungere gli obiettivi Ue di decarbonizzazione, e anche quelli di indipendenza energetica del nuovo governo, bisogna arrivare a 8 GW all’anno).
In realtà il governo, per mano del nuovo ministro all’ambiente e sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, ha palesato un’apertura al nucleare di nuova generazione. Come scrive Jacopo Giliberto sul Sole 24 ore del 26 ottobre, l’obiettivo della ricerca a livello mondiale è costruire reattori che producano meno scorie, che siano meno esposti ad avarie e incidenti, che consumino meno combustibile nucleare ma soprattutto che siano più piccoli e compatti. Nell’articolo si citano, tra i reattori piccoli, quelli modulari che oggi entrano nella sala macchine delle navi atomiche e dei sottomarini nucleari e i reattori canadesi Candu (Canadian deuterium uranium) che, moderati a acqua pesante invece che acqua normale, funzionano con uranio normale non arricchito. Altro esempio citato da Giliberto è quello dello scienziato Roberto Di Salvo, che collabora negli Usa al progetto del reattore Usnc, cioè Ultra Safe Nuclear, nel quale il combustibile atomico è racchiuso in pastiglie ceramiche che, in caso di problemi, si spegnerebbe da solo.
Resta la realtà di un programma energetico vasto e ambizioso da parte del governo, che vede anche la superconsulenza di un grande esperto, quale l’ex ministro Roberto Cingolani, la cui competenza potrà risultare di estrema importanza. Tra gli obiettivi energetici citati dal presidente Meloni, anche la creazione di fabbriche di componentistica per le fonti rinnovabili, in particolare per la realizzazione di pannelli solari. Qui è evidente il riferimento ad evitare di passare da una dipendenza, quella verso i paesi produttori di gas e petrolio, a quella delle materie prime per la produzione di energia da fonti rinnovabili, di cui la Cina detiene il monopolio.
In tutto questo, la tecnologia può essere certamente uno dei fattori fondamentali per la realizzazione del piano energetico del nuovo governo anche se, come scrive ancora Giliberto, bisogna fare i conti con l’ambivalenza degli italiani rispetto a tecnologia e scienza, perché “l’Italia è il Paese di quelli che scrutano preoccupati le scie di condensazione degli aerei, nel timore di chissà quali misteriose irrorazioni, e al tempo stesso è il Paese in cui più di 2mila anni fa il siracusano Archimede creò gli specchi ustori (il solare termodinamico di allora) e stabilì che un corpo immerso in un liquido riceve una spinta eccetera. Il Paese in cui ci sono persone che vedono catastrofi planetarie con i telefonini 5G e in cui Galileo Galilei studiava i moti dei gravi e scopriva astri. L’Italia è il Paese dei due referendum antiatomici, nel 1987 e nel 2011, ed è il Paese dove le aziende piacentine Tectubi Raccordi e Ibf con le loro tecnologie stanno salvando l’EdF e i 12 reattori nucleari francesi fermati per corrosioni alle condotte degli impianti”.
Una sfida, quelle energetica, fatta davvero di tante incognite geopolitiche ma anche di natura tecnologica.