L’UTOPIA DELLE SINISTRE VERDI SULLA DRASTICA RIDUZIONE DEI PESTICIDI
I parlamentari europei hanno concordato un calendario per votare la posizione sul piano dell’UE per la riduzione dell’uso dei pesticidi, tuttavia è impossibile che si giunga a un accordo finale sul dossier entro il 2023. La proposta di regolamento sull’uso sostenibile dei pesticidi (SUR) mira a dimezzarne l’uso entro il 2030, come stabilito nella politica alimentare di punta dell’UE, la strategia Farm to Fork, ma i ministri dell’Agricoltura dell’UE hanno chiesto maggiori informazioni prima di procedere, bloccando di fatto i negoziati. Ora, dopo settimane di scambi serrati tra le Commissioni Agricoltura e Ambiente del Parlamento Europeo è stato finalmente trovato un accordo e il dossier sarà votato dalla Commissione Agricoltura del Parlamento e dalle loro controparti della commissione ambiente tra luglio e ottobre. Tuttavia, le tensioni rimangono alte tra le due fazioni, che mantengono approcci molto diversi.
Il Gruppo ECR ritiene che la proposta di legge sulla riduzione dei pesticidi presentata dall’eurodeputata dei Verdi Sarah Wiener sia inaccettabile e completamente utopistica nella sua forma attuale.
Infatti il progetto mira ad aumentare ulteriormente la proposta della Commissione a una riduzione di oltre il 50% dei pesticidi e di oltre l’80% per i pesticidi più pericolosi entro il 2030. Una visione davvero poco realistica. Soprattutto in un periodo storico fatto di prezzi esageratamente elevati e molteplici crisi in Europa e nel mondo, non è decisamente il momento di rendere più difficile la produzione agricola. In tutti i progetti ben intenzionati e lungimiranti bisogna sempre restare prudenti su ciò che si sta facendo e sugli effetti collaterali che tali intenzioni avranno sull’economia e sui consumatori.
Se è sacrosanto che tutti vorrebbero avere più spazio e potenziale per le biodiversità, non bisogna però dimenticare che avere aree con più biodiversità e meno sostanze chimiche, non deve significare renderle drasticamente inferiori per gli agricoltori, con l’inevitabile risultato di una qualità alimentare inferiore per i consumatori che dovrà necessariamente essere compensata altrove, incoraggiando ad esempio maggiori importazioni dall’estero, il che causerà anche a un’ulteriore distruzione e sfruttamento delle foreste pluviali, come quella amazzonica, cosa che di certo non desiderano neanche le sinistre verdi. Tutto questo porterebbe anche a un ulteriore aumento dei prezzi dei generi alimentari, perché ovviamente con la guerra in corso non esiste più un mondo delle fiabe in cui sono tutti buoni e tutti vogliono aiutarsi a vicenda.
Copa-Cogeca, l’organismo che rappresenta le organizzazioni agricole europee, ha preso posizione in merito alla proposta del Parlamento europeo sulla riduzione dell’80% dell’uso degli agrofarmaci con parole molto dure.
Continuiamo a rimanere con un approccio completamente slegato dalle realtà vissute dagli agricoltori, non considerando ciò che è già stato fatto in passato in termini di implementazione di pratiche di lotta integrata e persino trascurando l’idea di cercare soluzioni tecniche o alternative. Ricordiamo inoltre che tutti gli studi condotti nell’ambito della strategia Farm to Fork, basati sull’approccio dell’obiettivo del 50% proposto dalla Commissione UE, puntano nella stessa direzione: una significativa riduzione della produzione, costi aggiuntivi per i consumatori, oltre all’inflazione che già oggi si registra in alcuni Paesi e a un massiccio effetto di rilocalizzazione delle emissioni di carbonio verso Paesi terzi che domani produrranno una parte consistente del nostro cibo.
Per questi motivi i Conservatori Riformisti Europei hanno richiesto ulteriori studi e una valutazione d’impatto fatta con proiezioni realistiche, per garantire che in Parlamento si possano prendere decisioni corrette, informate e coscienziose in futuro, con la convinzione che questa proposta, assolutamente utopistica, debba essere cambiata radicalmente. Perché sbagliare è umano, ma perseverare è diabolicamente sinistro.