Cop 28 di Dubai, gli accordi sul clima in equilibrio precario
C’è attesa per quanto accadrà a fine anno alla cosiddetta COP 28, la 28esima Conferenza della parti dell’United Nations framework convention on climate change (COP28 Unfccc) che si terrà a fine anno a Dubai, negli Emirati Arabi Uniti dal 30 novembre al 12 dicembre. È un appuntamento ormai consolidato, il vertice internazionale sul tema della crisi climatica organizzato dalla Convenzione Quadro dell’ONU sul Cambiamento Climatico (UNFCCC) su cui saranno puntati gli occhi del mondo. Sul vertice, infatti, convergono aspetti geopolitici ed economici di eccezionale importanza che spesso sono oggetto di polemiche e accesi scontri.
I LAVORI PREPARATORI
Già nello scorso mese di giugno, come ogni anno, nei lavori preparatori per Dubai che si sono tenuti con la Bonn Climate Change Conference, ci sono state due settimane di intenso lavoro in cui sono emerse le questioni cruciali da affrontare. Sono i negoziati tecnici che servono per preparare il campo all’accordo politico da raggiungere alla Cop di fine anno.
Il segretario esecutivo dell’Unfccc, Simon Stiell, ha commentato: «Avendo impiegato quasi due settimane per concordare un’agenda, è facile credere che siamo distanti su molte questioni, ma da quello che ho visto e sentito, ci sono ponti sui quali costruire per realizzare il terreno comune che sappiamo esistere. Gli accordi che cambiano il mondo si verificano quando i negoziatori sono all’altezza della situazione, raggiungono e trovano compromessi, quindi riescono a convincere le loro capitali del merito e della necessità di quei compromessi».
Ma già la stessa conferenza di Bonn si è incagliata a lungo sull’adozione dell’agenda della Cop28 di Dubai. I paesi in via di sviluppo, soprattutto quelli del gruppo Like Minded Developing Countries, appoggiati dalla Cina, hanno garantito il loro impegno sul fronte della mitigazione in cambio delle risorse necessarie. Uno scontro che alla fine non ha visto alcun compromesso.
In ogni caso, all’inizio di settembre, i co-facilitatori del dialogo tecnico pubblicheranno un rapporto di sintesi che raccoglierà i principali risultati delle riunioni e dei dialoghi e conterrà informazioni tecniche, buone pratiche e lezioni apprese per aiutare a identificare cosa fare per correggere la rotta e raggiungere gli obiettivi dell’Accordo di Parigi.
Sempre a settembre è prevista la pubblicazione del rapporto di sintesi sulla GST, l’atto finale del dialogo tecnico e il documento su cui si innesteranno i compromessi politici. Nell’ambito della Cop di Dubai si terrà, infatti, il primo Global Stocktake, il “bilancio globale” dei progressi verso i target di Parigi istituito dall’art.14 del Paris Agreement ogni 5 anni. In sostanza, si tratta di calcolare l’impatto di tutte le misure per il clima adottate dai paesi membri dell’Unfccc e verificare se bastano per rispettare l’Accordo di Parigi.
LE TEMATICHE
Come si è già visto a Bonn, uno dei nodi della Cop28 di Dubai riguarda la finanza per il clima, cioè il dibattito sugli strumenti con cui i paesi stanziano delle risorse per finanziare la risposta alla crisi climatica. La questione principale non è soltanto quante risorse vengono stanziate, ma chi e in base a quali criteri. In ballo ci sono innanzitutto i 100 miliardi di dollari l’anno in finanza climatica su cui si era trovato un accordo di massima negli anni scorsi. Ma il quadro è complicato. In linea generale, chi ha più risorse si dovrebbe impegnare di più: i paesi più ricchi dovrebbero trasferire denaro a quelli più poveri, che sono anche quelli più colpiti e vulnerabili alla crisi climatica. Ma qui entra in gioco anche il tema di quali responsabilità rientrano nell’ambito della finanza climatica. I paesi più poveri spingono perché si considerino le emissioni cumulative, cioè dall’inizio dell’età industriale a metà ‘700, e non solo le emissioni di gas serra generate negli ultimi 30 anni.
Nel corso della Cop27 è stato dato il via libera al meccanismo Loss & Damage (perdite e danni), cioè un fondo che dovrebbe servire a raccogliere e distribuire le risorse finanziarie destinate ad affrontare l’impatto generato dalla crisi climatica. Alla Cop28 il meccanismo Loss & Damage dovrebbe diventare ufficialmente operativo. Ma anche qui non cè nulla di scontato.
Sullo sfondo anche le grandi vicende e rivalità politiche, in cima a tutte quella tra Stati Uniti e Cina, che sul fronte climatico hanno spesso trovato un accordo che ora appare precario.