Greenwashing, la voce dei consumatori
Il terzo rapporto globale sul greenwashing elaborato a seguito di una ricerca della società di analisi Kantar, fornisce dati interessanti sulla percezione della sostenibilità da parte dei consumatori. Secondo questa indagine, che ha preso in considerazione circa 26 mila interviste in tutto il mondo, investendo 42 diversi settori, i consumatori sono diffidenti nei riguardi delle aziende che vengono da essi accusate, per la maggior parte, di fare attività di greenwashing. Di utilizzare, cioè, una tecnica di comunicazione o di marketing perseguita per presentare all’esterno una immagine che le pone come portatori di azoni ecosostenibili, con l’obiettivo di coprire l’impatto ambientale negativo della stessa azienda. Nel merito dei dati, si evidenzia come per i consumatori il settore del lusso è considerato sullo stesso livello dell’industria del petrolio e del gas dal punto di vista dell’impatto sociale e ambientale delle rispettive attività.
Tra i settori ritenuti più virtuosi ci sono quelli che riguardano produzione e commercio di frutta e verdura, ma anche di auto elettriche e ibride, prodotti vegani e prodotti proteici alternativi alla carne. In basso alla classifica, invece, figurano l’industria del tabacco e delle sigarette elettroniche. Secondo la ricerca, i consumatori si sentono vittime di greenwashing: oltre la metà degli intervistati ritiene che i marchi di sostenibilità in tutti i settori siano fuorvianti, a partire dai social media e dall’industria della carne. Comparti, dice la ricerca, per i quali i consumatori percepiscono che le aziende interessate condividono informazioni false o inaccurate in merito alle attività relative alla sostenibilità.