Sostenibilità, serve una transizione equilibrata con l’aiuto della tecnologia
Pubblichiamo un estratto dell’intervista all’europarlamentare NICOLA PROCACCINI,
copresidente del gruppo dei Conservatori e Riformisti al Parlamento europeo e responsabile Ambiente ed Energia di Fratelli d’Italia.
Onorevole Procaccini, negli ultimi mesi la narrativa ecologista è stata cavalcata da gruppi quali – ad esempio – Ultima Generazione che propongono un’idea di lotta per la salvaguardia dell’ambiente polarizzante ed estremista. Come può una politica di stampo conservatrice responsabilizzare i cittadini sull’importante tematica ambientale senza far sì che i gruppi di eco-vandali si approprino, in maniera fallace e pericolosa, della suddetta battaglia?
“Attraverso le nostre battaglie politiche, in Italia come in Europa e in tutte le sedi di confronto, stiamo cercando di far capire che la sostenibilità deve essere perseguita mantenendo la crescita economica e il benessere sociale. Certo, il presupposto è agire per ridurre le emissioni di gas serra ma non possiamo raggiungere questi obiettivi danneggiando gli equilibri economici e sociali. Per le sinistre europee, invece, il green deal è diventato il surrogato del socialismo del secolo scorso e ciò si traduce in politiche violente e coercitive. Noi riteniamo che alle tasse e ai divieti brutali si debbano preferire gli incentivi nei confronti della ricerca tecnologica e della produzione sostenibile, valorizzando anche l’esperienza e la creatività delle imprese e degli imprenditori. Credo che questo messaggio stia passando.”
Sempre più spesso si afferma come per garantire sostenibilità ambientale si debbano sfruttare le innovazioni tecnologiche. In Italia, su tal punto, sembra ci sia un netto distacco fra i tempi di transizione delle big tech e le piccole-medie imprese. Come si può permettere a tutte le aziende di poter essere competitive all’interno di un quadro che deve contemplare anche il benessere del territorio, senza – allo stesso tempo – si comprometta la loro crescita, se non addirittura il proseguo del loro lavoro?
“Ritengo che nel percorso verso la transizione ecologica, l’innovazione e la tecnologia possono essere nostri grandi alleati. Vanno attuate politiche economiche e industriali intelligenti, per cui ad esempio se il pacchetto Fit for 55 non sarà rivisto verranno gravemente danneggiate le produzioni industriali europee. In Italia abbiamo la necessitò di agire per tutelare le filiere produttive, che altrimenti rischiano di essere smantellate e con esse l’economia di interi territori. Un approccio auspicato da noi di Fratelli d’Italia è, per esempio, quello della “neutralità tecnologica” anche nel disegnare il futuro della mobilità”
L’Italia ha nel mare un punto cardine del proprio sviluppo, eppure frequentemente da parte dell’Europa se ne imputa uno sfruttamento selvaggio. Come può raggiungersi un equilibrio per consentirci di rendere il Mar Mediterraneo un nostro punto cardine senza comprometterne la bio-diversità?
“Si, proprio di equilibrio si tratta, tra l’estremismo ambientalista dominante nella Unione Europea, la cui linea è quella di ritirarsi dal mare senza prevedere adeguate programmazioni per lo sviluppo delle attività economiche connesse, e lo sfruttamento selvaggio del mare stesso. È questo il lavoro che noi conservatori stiamo portando avanti nel Parlamento europeo. Per nazioni come l’Italia, piattaforma che si estende nel Mediterraneo, il mare e la sua economia sono straordinario elemento di crescita economica e sociale che appartiene alla identità stessa della nostra nazione. L’Italia non deve rinunciare al ruolo di guida di un processo di sviluppo equilibrato e attento per il Mediterraneo, che prevede il ricorso all’uso della tecnologia e partenariati con gli altri Stati che si affacciano su questo mare. Dalla pesca alla erosione, dalla portualità al turismo, l’economia del mare è centrale nel futuro della nostra nazione”.
Il 9 Giugno 2024 sarà una data fondamentale per l’Italia e per l’Unione Europea. I cittadini comunitari saranno chiamati a votare per il rinnovo del Parlamento, con una crescita dell’ECR che – al momento – appare cospicua. Se si delineasse un largo consenso per i conservatori quali sarebbero i punti fondamentali da sviluppare sulla tematica ambientale?
“Intendiamo proporre una revisione degli obiettivi del Green Deal, al fine di garantire la sostenibilità e la competitività del nostro tessuto socioeconomico. Una delle azioni da attuare è lo spostamento dello stop alle auto a benzina e diesel, previsto al 2035. Come ho detto, non sono in discussione gli obiettivi delle azioni legate al Green Deal ma i suoi tempi e le modalità di applicazione. Su questo, soprattutto, vogliamo incidere, per consentire alla UE di cambiare il suo approccio nel senso di una neutralità tecnologica e nel rispetto delle scelte che ogni nazione intende adottare nel proprio mix energetico verso il percorso di transizione energetica. La strategia che, invece, l’attuale maggioranza al Parlamento europeo sta portando avanti a tappe forzate è fatta di tempi troppo stringenti e azioni traumatiche che rischiano di creare gravi squilibri economici e sociali a fronte di esigui risultati sul miglioramento dell’ambiente”.