Plastica in agricoltura, uno studio per diminuirne l’impatto ambientale
Cosa è necessario fare per mitigare l’inquinamento derivante dall’utilizzo della plastica in agricoltura e impedire a sostanze chimiche tossiche di penetrare nel suolo e nel cibo?
Un nuovo articolo pubblicato su Nature, la prestigiosa rivista di carattere scientifico, spiega che i ricercatori hanno scoperto che è essenziale adottare un approccio strategico che includa l’uso responsabile, la riduzione, la raccolta efficiente, il riutilizzo e l’implementazione di metodi di riciclo innovativi. Se non è possibile raccogliere, riusare e riciclare la plastica utilizzata nel settore primario, meglio cambiare materiale.
Partendo dalla considerazione che oggi la plastica è largamente diffusa nel comparto agricolo, dai teli pacciamanti alle reti e serre, fino ai contenitori e tubature per l’irrigazione, il lavoro del team di ricercatori internazionali ha cercato di delineare rischi e vantaggi dell’utilizzo della plastica in agricoltura e individuare soluzioni sostenibili. Se sono importanti e irrinunciabili i vantaggi che derivano dall’utilizzo della plastica in agricoltura, tra cui il controllo delle erbe infestanti, fino alla regolazione della temperatura del suolo e un migliore l’assorbimento dei nutrienti, è chiaro che bisogna eliminare o ridurre l’impatto sull’ambiente.
Secondo il professor Philip Demokritou, docente presso la Rutgers School of Public Health del New Jersey, e componente del gruppo di lavoro che ha pubblicato l’articolo su “Nature”, “per garantire la completa biodegradazione, si dovrebbero utilizzare bioplastiche biodegradabili e non tossiche anziché plastiche a base di petrolio. Le plastiche a base di petrolio non sono biodegradabili e persistono nell’ambiente, con residui che si accumulano nel terreno e possono anche essere assorbiti dalle piante mentre si rompono in minuscole particelle di plastica ed entrano nella nostra catena alimentare tramite trasferimento trofico. I dati emergenti sulla lisciviazione di additivi tossici e piccoli frammenti di plastica chiamati micro-nanoplastiche nell’acqua, nel suolo e nell’aria mostrano un impatto sulla salute umana”, conclude Demokritou.