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CONTRORDINE: SI RIAPRANO LE CENTRALI A CARBONE - Terra dei Figli Blog
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CONTRORDINE: SI RIAPRANO LE CENTRALI A CARBONE

CONTRORDINE: SI RIAPRANO LE CENTRALI A CARBONE

C’era una volta … No alt! In realtà era soltanto ieri, intendendo davvero che poche settimane fa l’utopia di una transizione ecologica cieca aveva già mandato in pensione anzitempo tutto ciò che è legato alle fonti tradizionali di produzione di energia, quelle fossili per intenderci: dal petrolio al gas al carbone. Dalle centrali alle raffinerie, dai siti ai pozzi di estrazione tutto era pronto, in Europa come in Italia, per essere impacchettato e chiuso per sempre nelle bacheche di un ipotetico museo degli strumenti che avevano reso così inquinato il nostro amato pianeta. Il tutto in barba ai richiami, pochi in realtà, di quanti hanno messo in guardia Bruxelles e Palazzo Chigi sulla impossibilitò di affidarsi a un così traumatico passaggio a energie rinnovabili e sostenibili entro il 2050, con step intermedi ma già decisivi nel 2026 e 2030.   

Ma all’improvviso ecco il contrordine. Alla prima (per carità, gravissima) crisi energetica causata dalla guerra scatenata da quel pazzo di Putin non soltanto si è pensato di ritardare le tappe verso la transizione energetica e l’abbandono delle fonti fossili, ma lo stesso presidente Draghi ha calato l’asso sul tavolo da gioco rilanciando: pensiamo a riaprire le centrali a carbone, è stato il succo della sua dichiarazione in Parlamento. Una espressione che sa più di comando che di raccomandazione.

Ma come, davvero in Italia siamo ancora ai tempi del carbone tanto da avere centrali non solo potenzialmente funzionanti ma anche attive? Si, perché a gennaio 2021 la produzione degli impianti a carbone copriva il 4,9% del fabbisogno energetico italiano. Ma allo stesso tempo il nostro Paese, insieme a molti altri, appena lo scorso novembre alla conferenza di Glasgow si era impegnato a non far più ricorso al carbone.

DOVE SONO LE CENTRALI A CARBONE IN ITALIA

Le centrali a carbone in Italia sono sette e tutte operative, tranne una, quella Enel a La Spezia, l’impianto termoelettrico ‘Eugenio Montale’ spento lo scorso dicembre, dopo 59 anni di attività. Delle altre sei, due si trovano in Sardegna (a Fiumesanto, nell’area industriale di Sassari-Porto Torres, gestita da Ep, e a Portoscuso, nella zona industriale di Portovesme, la ‘Grazia Deledda’ di Enel) e una in Friuli-Venezia-Giulia, a Monfalcone, in provincia di Gorizia, gestita da A2A. Fanno capo a Enel le restanti centrali di Torrevaldaliga Nord a Civitavecchia (estesa su un’area di 975 mila metri quadrati, funziona con un impianto termoelettrico alimentato a carbone e ha una capacità di 1980 mw), la ‘Federico II’ di Brindisi e la ‘Andrea Palladio’ di Fusina, nel territorio di Venezia. La centrale di Fiumesanto è autorizzata a bruciare biomasse in co-combustione nelle sezioni di carbone esistenti ed è considerata essenziale per la stabilità della rete elettrica nazionale. I sette impianti sono interessati al phase out dal carbone, previsto entro il 2025, quindi dovrebbero essere fermati o riconvertiti ma ora potrebbero diventare essenziali per l’approvvigionamento energetico nazionale, a causa delle ripercussioni della guerra in Ucraina e della crisi internazionale aperta dall’invasione russa.

FINE DELL’UTOPIA

Quel che appare chiaro alla luce di quanto sta accadendo è che l’utopia secondo cui la transizione energetica si realizza solo con le rinnovabili, si è rivelata un fallimento. È fondamentale, quindi, puntare alla diversificazione delle fonti energetiche.

Il dato reale, infatti, è che occorre valutare con grande attenzione tempi e modalità della transizione energetica. Perché se è vero che l’obiettivo finale deve essere l’approdo a una capacità energetica affidata alle fonti rinnovabili e sostenibili dal punto di vista ambientale, è puro vero che questo passaggio deve avvenire in maniera realistica, evitando dannose fughe in avanti foriere di choc energetici e danni irreparabili al sistema produttivo del nostro Paese. Oggi siamo ancora in tempo per pensare a una pianificazione attenta ai dati e alle esigenze reali del nostro Paese.                                               

La Redazione