IMBALLAGGI, NON CONVINCE LA PROPOSTA UE SUL NUOVO REGOLAMENTO. PROCACCINI (FDI): “CI RIPORTA INDIETRO DI DECENNI. CI OPPORREMO”
Contrordine cittadini europei: il riciclo dei prodotti non va più bene, si cambia ancora!
Sembrava un provvedimento utile e ben fatto ma neppure stavolta l’Europa sembra averla fatta giusta. A scatenare le polemiche è la nuova proposta avanzata dalla Commissione europea, un regolamento per limitare l’utilizzo degli imballaggi. La sostanza del provvedimento prevede la promozione di imballaggi multiuso per sostituire quelli in plastica monouso e il divieto di alcuni tipi di imballaggi dispendiosi (si va da mini contenitori in uso negli hotel agli imballaggi raggruppati di lattine per bevande, fino agli imballaggi monouso in ristoranti e caffè).
In base alla nuova proposta di regolamento, le aziende sarebbero obbligate a garantire che parti dei loro prodotti siano forniti in imballaggi riutilizzabili o ricaricabili.
L’obiettivo dichiarato è ridurre la quantità di rifiuti di imballaggio del 15% entro il 2040 pro capite per Stato membro, rispetto al 2018, e promuovere soluzioni di imballaggio riutilizzabili e ricaricabili. Si tende, inoltre, a rendere tutti gli imballaggi sul mercato riciclabili in modo economicamente sostenibile entro il 2030. Ciò porta a dover creare sistemi di restituzione obbligatoria per bottiglie di plastica e lattine di alluminio e chiarire quali tipi molto limitati di imballaggi devono essere compostabili in modo che i consumatori possano gettarli nei rifiuti organici. Infine, indica Bruxelles, si ridurrebbe la necessità di risorse naturali primarie, creando un mercato ben funzionante per le risorse secondarie materie prime e aumentando l’uso di plastica riciclata negli imballaggi attraverso obiettivi obbligatori.
Solo per fare alcuni esempi, entro il 2030 il 20% ed entro il 2040 l’80% delle bevande fredde e calde dovrà essere immesso in un contenitore che fa parte di un sistema di riutilizzo, o dovrà essere consentito ai consumatori di poter riempire il proprio contenitore per la ricarica. I rivenditori di birra, per esempio, dovrebbero vendere il 10% dei loro prodotti in contenitori ricaricabili entro il 2030 e il 20% entro il 2040. Per i piatti pronti da asporto dei ristoranti, gli obiettivi sarebbero del 10% nel 2030 e del 40% nel 2040. Il 10% degli imballaggi e-commerce per il trasporto dovrà essere riutilizzabile entro il 2030 e il 50% entro il 2040.
Secondo la UE: “«Un regolamento garantirà che tutti i 27 Stati membri adempiano i propri obblighi contemporaneamente e nello stesso modo. Gli stessi requisiti per tutti gli operatori del mercato forniranno la necessaria certezza del diritto, ridurranno le distorsioni della concorrenza e invieranno segnali chiari agli attori del mercato non Ue che intendono immettere prodotti sul mercato interno».
In base a quanto esposto dalla Commissione UE, con il nuovo regolamento entro il 2030 le misure proposte ridurranno le emissioni di gas a effetto serra derivanti dagli imballaggi a 43 milioni di tonnellate rispetto ai 66 milioni se la legislazione non viene modificata. Il consumo di acqua verrebbe ridotto di 1,1 milioni di m3.
COSA È CHE NON VA NELLA PROPOSTA UE
I rappresentanti delle industrie italiane e di diversi altri Stati della UE hanno fortemente criticato la proposta. In particolare, l’industria dell’imballaggio di vari Paesi ha bocciato il piano di Bruxelles perché la proposta rischia di andare contro gli obiettivi del Green Deal, riportando indietro quanto fatto per il riciclo e compromettendo la funzionalità degli imballaggi nel proteggere i prodotti e prevenire i rifiuti, come ha evidenziato l’organizzazione di categoria, Europen. La ricarica e il riutilizzo degli imballaggi, spiega, «dovrebbero essere valutati in base a criteri specifici relativi ai requisiti di igiene, salute e sicurezza alimentare». Tra le economie più colpite vi è certamente quella italiana, le cui imprese negli ultimi anni si sono prodigate in ingenti investimenti per il riciclo degli imballaggi, portando il nostro Paese ad essere tra le più virtuose economie europee in fatto di riciclo di materiali. Investimenti, questi, che ora rischiano di essere vanificati con danni non indifferenti per circa 700 mila aziende italiane.
L’INTERVENTO DELL’EUROPARLAMENTARE NICOLA PROCACCINI
Tra le varie voci che si sono prontamente levate per criticare la proposta della UE, quella l’europarlamentare di Fratelli d’Italia-ECR, Nicola Procaccini, responsabile ambiente ed energia di Fratelli d’Italia.
“Sul regolamento per gli imballaggi la Commissione Europea ha scelto la strada peggiore, quella che ci riporta indietro di decenni, confermando le nostre peggiori paure. Con buona pace di tutti i progressi tecnologici fatti finora e con danni gravi per migliaia di nostre imprese. Ci opporremo in tutte le sedi. L’industria degli imballaggi ha fatto passi da giganti sul piano della qualità e della sostenibilità. Soprattutto in Italia, dove le bioplastiche e le soluzioni di riciclo hanno garantito soluzioni formidabili che rischiano di venire gravemente compromesse insieme alle aziende che le hanno adottate. Ma saranno i consumatori a pagare il prezzo più alto, non solo economicamente. Perché il riutilizzo, per quanto auspicabile, non è garanzia di funzionalità e ha evidenti limiti in termini di igiene, salute e sicurezza alimentare. Anche la scelta del regolamento UE – continua Procaccini- vincolante per le legislazioni nazionali, al posto della direttiva, è inquietante perché non lascia spazi di flessibilità. L’UE dovrebbe occuparsi di poche grandi questioni, non di tutto lo scibile umano, e il fatto che il vicepresidente Timmermans abbia presentato il regolamento in italiano suona come una beffa nella beffa. Purtroppo, si persevera nell’errore di non considerare l’innovazione e il mercato come i migliori alleati possibili nella difesa dell’ambiente. Queste ricette socialistoidi hanno fallito in passato e continueranno a fallire in futuro”.
Tra le contestazioni, quindi, c’è anche la scelta Ue di procedere con un regolamento, con il quale vengono rese immediatamente applicabili le norme che, in ogni caso, saranno oggetto di negoziato tra Consiglio e Parlamento Ue.