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CASE GREEN, L’ENNESIMA FORZATURA DELLA UE IN NOME DELL’AMBIENTALISMO, CHE NON TIENE CONTO DELLA REALTÀ DEI SINGOLI PAESI     - Terra dei Figli Blog
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CASE GREEN, L’ENNESIMA FORZATURA DELLA UE IN NOME DELL’AMBIENTALISMO, CHE NON TIENE CONTO DELLA REALTÀ DEI SINGOLI PAESI    

CASE GREEN, L’ENNESIMA FORZATURA DELLA UE IN NOME DELL’AMBIENTALISMO, CHE NON TIENE CONTO DELLA REALTÀ DEI SINGOLI PAESI    

La cosiddetta direttiva europea sulle case green è da settimane al centro di un acceso dibattito ed è terreno di scontro tra le forze politiche, in Italia come a Bruxelles. Una accelerata derivata dal fatto che la presidenza di turno svedese dell’Ue si è impegnata ad approvare la direttiva sulle “case green” entro 6 mesi.  

La direttiva in questione è parte del pacchetto “Fit for 55” e prevede che gli edifici residenziali e le unità immobiliari dovranno essere efficientate nei prossimi mesi per ridurre le emissioni di CO2. Dunque, si punta a ridurre sostanzialmente le emissioni di gas a effetto serra e il consumo finale di energia nel settore edile. Il provvedimento prevede che gli edifici debbano raggiungere entro il primo gennaio 2030 almeno la classe energetica E, ed entro il primo gennaio 2033 almeno la classe di prestazione energetica D. Sarebbero previste delle eccezioni, a partire da quella per gli immobili riconosciuti di interesse storico.

L’ITER

Il testo presentato dal relatore del Parlamento europeo, l’irlandese Ciaran Cuffe dei Verdi europei, è stato portato in Commissione dopo giorni di dure polemiche che hanno portato ad una prima forma di compromesso. Così, il 9 febbraio scorso il testo è stato portato all’esame e votazione della Commissione del Parlamento UE per l’Industria, la Ricerca e l’Energia. È arrivato il via libera con 49 voti favorevoli, 18 contrari e 6 astensioni. Il voto è il frutto diun accordo tra Popolari (Ppe), Socialisti (S&D), Liberali (Renew), Verdi e Sinistra. Contrari Ecr (di cui fa parte FdI) e Id (di cui fa parte la Lega). Anche gli europarlamentari di Forza Italia si sono sfilati dalla posizione del Ppe, gruppo a cui appartengono.

Il testo deve ora approdare al voto in plenaria durante la sessione di marzo e quindi andare al negoziato con le altre istituzioni europee. All’ok dell’Eurocamera seguiranno le trattative con i Paesi membri per arrivare all’approvazione definitiva.

In questa fase, il relatore per l’Europarlamento ha assicurato che gli emendamenti approvati lasciano ampia flessibilità agli Stati membri. Una precisazione e precauzione necessaria e quanto mai di sostanza, considerato che i patrimoni immobiliari dei 27 Paesi interessati dalla direttiva hanno enormi differenze, anche per ragioni di latitudine e di storia. Per non parlare della stessa definizione di “classe D” che non è ancora univoca su tutta l’Unione.

Un aspetto, questo, sottolineato dal ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin: “La realtà italiana sulle abitazioni ha caratteristiche che la differenziano da altri. Per esempio sulla proprietà la differenza è abissale, l’85% degli italiani è proprietario di una casa. Noi pensiamo che la differenziazione tra Paese e Paese debba portare a una valutazione più graduale”.

I COSTI PER L’ITALIA

Stando ai tempi fissati, per l’Italia l’impegno economico finanziario, ma anche imprenditoriale e tecnico sarebbe enorme. Secondo le stime Enea, il 74% delle abitazioni italiane, cioè 11 milioni, sarebbe in classe energetica inferiore alla “D”. Andranno sostituiti o migliorati infissi e caldaie. Secondo una possibile stima di spesa fata dall’Enea, in un condominio con una ventina di appartamenti, si potrà “saltare” di tre classi energetiche spendendo circa 30mila euro per singola abitazione riqualificandola del tutto ma il costo degli infissi, da soli, si attesterebbe intorno ai 10-15mila euro.

Secondo il quotidiano Milano Finanza, il calcolo complessivo di spesa per quanto previsto a livello Ue, è complesso da fare e soggetto a molteplici variabili, ma la nuova normativa potrebbe comportare “costi di riammodernamento per quasi 1.400 miliardi da affrontare nell’arco di 7-10 anni”.

Da sottolineare che in Italia su 12,2 milioni di edifici residenziali, oltre 9 milioni risultano “particolarmente inquinanti” e non sono in grado di garantire le performance energetiche indicate dalle nuove normative e soprattutto nei tempi brevi previsti dalla proposta europea, secondo i dati dell’Ance. Il 74% degli immobili in Italia, infatti, è stato realizzato prima dell’entrata in vigore della normativa completa sul risparmio energetico e sulla sicurezza sismica. Secondo i dati disponibili gli attestati di prestazione energetica emessi nel 2020 si riferiscono nel 75,4% dei casi a immobili nelle classi più inquinanti, E, F, G. Quest’ultima, in particolare, incide per oltre un terzo (35,3%), secondo il monitoraggio Enea-CTI

LA BATTAGLIA DELL’ITALIA

Sulla normativa è l’Italia, in particolare, che è pronta a dare battaglia e a bloccare una direttiva che potrebbe comportare l’obbligo di ristrutturare entro il 2030 due immobili su tre, per renderli più efficienti da un punto di vista energetico.

La maggioranza di governo in Italia, con il capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera, Tommaso Foti, ha annunciato la presentazione di una risoluzione in Parlamento per chiedere al governo Meloni di scongiurare l’approvazione di quella che definisce “una patrimoniale camuffata”.

Il ministro per gli Affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il Pnrr, Raffaele Fitto ha assicurato che l’esecutivo prenderà «tutte le iniziative necessarie affinché il testo finale» contenga «delle previsioni che siano compatibili con la peculiarità del patrimonio edilizio italiano, e che consentano una sua graduale riqualificazione contribuendo ad incrementarne il valore». Non solo: per Fitto il costo delle ristrutturazioni «dovrà essere mitigato da un quadro di incentivi» predisposto «dagli Stati con il sostegno dell’Ue».

Per Confedilizia, si potrebbe creare una tensione “senza precedenti” sul mercato delle ristrutturazioni, “una perdita di valore della stragrande maggioranza degli immobili italiani e, di conseguenza, un impoverimento generale delle nostre famiglie”. Mentre la presidente dell’Ance, Federica Brancaccio, chiede “subito un sistema strutturato di incentivi statali mirati e stabili”.

L’europarlamentare di Fratelli d’Italia, Nicola Procaccini, co-presidente del gruppo dei Conservatori e Riformisti (ECR), ha avvisato che il gruppo si opporrà alla direttiva che, a suo parere, sarebbe un esempio del “cieco fanatismo ideologico” delle politiche ambientali di Bruxelles.

“Siamo d’accordo sull’intento e sull’approccio di massima della proposta, ma non ci piacciono tempi e modalità della proposta di Direttiva UE, che prevede un adeguamento radicale delle nostre case, un troppo e subito che crea problemi e costi esorbitanti per i proprietari di abitazioni. La direttiva rischia di creare gravi danni alle famiglie e all’intero patrimonio edilizio dell’Italia, rappresenta un ulteriore esempio di come le politiche ambientali varate da Bruxelles non tengano conto della realtà dei fatti e delle concrete ripercussioni sulla vita dei cittadini. Per evitare pesanti spese per le famiglie e danni al sistema economico italiano – ha detto ancora Procaccini – come ECR ci opporremo a tale Direttiva, che non tiene conto delle specificità nazionali e territoriali del patrimonio immobiliare esistente. Nei mesi scorsi, in qualità di relatore per il gruppo dei Conservatori per l’opinione espressa sul tema dalla Commissione Ambiente del Parlamento UE, avevo già avuto modo di esprimere parere contrario a tale provvedimento, sottolineandone la mancanza di flessibilità ed i termini troppo stretti per l’entrata in vigore della nuova disciplina”.

Fabio Benvenuti