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LE ELEZIONI 2024 SI GIOCHERANNO MOLTO SUL TEMA DELL’ AMBIENTE - Terra dei Figli Blog
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LE ELEZIONI 2024 SI GIOCHERANNO MOLTO SUL TEMA DELL’ AMBIENTE

LE ELEZIONI 2024 SI GIOCHERANNO MOLTO SUL TEMA DELL’ AMBIENTE

LE ELEZIONI 2024 SI GIOCHERANNO MOLTO SUL TEMA DELL’ AMBIENTE

Al vertice sul clima del COP28, a Dubai, dopo due settimane di dibattiti e negoziati combattuti i rappresentanti di quasi 200 Paesi hanno concordato di iniziare a ridurre il consumo globale di combustibili fossili. L’obiettivo? Scongiurare i peggiori impatti del cambiamento climatico. Si sigla così un accordo unico nel suo genere, che segna la storia dell’impegno internazionale alla lotta contro il cambiamento climatico. La parola chiave che ha portato a questo risultato è «avviare una transizione», con un’espressione che ha raccolto il consenso di tutti, certamente meno forte di «eliminazione» dei combustibili fossili.  Si tratta di un accordo che molti hanno definito storico, e che segna quell’inizio di un percorso virtuoso che vede l’Europa protagonista da tempo. Certo la strada da compiere è ancora lunga ed alle parole dovranno seguire i fatti, ma l’anno che verrà potrebbe davvero essere quello che segna l’inizio della fine dei combustibili fossili, primo tra tutti il carbone. Proprio sul clima e sulla transizione energetica in Europa in questo anno si sono giocate le principali sfide tra i vari partiti che competeranno a giugno per le importantissime elezioni per  il rinnovo del Parlamento. Ed è molto probabile che gran parte della campagna elettorale si giocherà proprio sui temi legati alla transizione verde nelle diverse declinazioni che di essa ne vengono fatte dai vari partiti europei. Sarà un anno decisivo per il futuro della politica europea sul clima e sull’energia.

Le elezioni europee di giugno 2024 saranno molto sentite e in base al sondaggio dell’ultimo Eurobarometro pubblicato a inizio dicembre a sei mesi dal grande appuntamento, il 68% dei cittadini europei si è detto disponibile a recarsi alle urne, nove punti percentuali in più rispetto a coloro che nel 2018 dichiararono di voler partecipare alle elezioni del Parlamento europeo 2019.L’esito del voto per il Parlamento europeo di giugno determinerà i prossimi leader dell’UE, che dovranno stabilire le giuste priorità politiche per garantire il posto della Unione europea  in un mondo in transizione verso la neutralità climatica. In un’intervista rilasciata al sito Clean Energy Wire, la ministra austriaca per l’Azione per il Clima Leonore Gewessler (Verdi) ha affermato che le elezioni sono “certamente di fondamentale importanza” per la futura politica climatica dell’Europa. Ma si tratterà di decidere se a prevalere sarà l’atteggiamento dogmatico e radicale portato avanti dall’ex commissario Frans Timmermans o se prevarrà invece una transizione graduale che tenga conto della neutralità tecnologica e delle necessità di famiglie ed imprese europee, come da tempo porta avanti il centrodestra europeo e che ha visto prevalere nelle ultime votazioni sul clima che hanno modificato proposte giudicate da molti troppo penalizzanti per i cittadini europei  e senza avere allo stesso  tempo l’efficacia sperata in termini di sostenibilità ambientale. Perchè, come sostiene il copresidente del gruppo Ecr al parlamento europeo Nicola Procaccini, cosi  facendo si rischia di favorire chi come la Cina è  uno dei principali inquinatori al mondo: “Nei suoi numeri e nelle modalità di impostazione e attuazione la transizione energetica dettata dalla Ue – afferma Procaccini – rischia di essere soltanto un colossale regalo alla Cina. Come evidenziato dall’Aie, l’Agenzia Internazionale dell’energia, (riportato dal Sole 24Ore), la Cina ha ormai il monopolio assoluto della produzione di pannelli solari ma anche delle materie prime e praticamente di ogni componente della catena, dal silicico fino al pannello finale. Il vero paradosso è che tutto questo è finanziato proprio dalla Ue che è schiacciata sul solare per il quale è totalmente dipendente da Pechino”. E questa è una delle questioni sul tavolo dei programmi elettorali dei vari partiti che si apprestano a fronteggiarsi nella prossima tornata elettorale. Come quella della nuova delicatissima regolamentazione sugli  imballaggi, che di recente dopo il voto in Parlamento che aveva migliorato alcune criticità, grazie proprio e soprattutto al lavoro dei partiti del centrodestra italiano, ha ora subito un altro colpo dalla nuova risoluzione approvata dal Consiglio europeo, su forte impulso della presidenza di turno spagnola.

A dicembre, infatti,  i ministri dell’Ambiente dell’UE hanno concordato la loro posizione di orientamento generale sulla proposta di regolamento sugli imballaggi e i rifiuti di imballaggio, che ha visto l’opposizione dell’Italia. La produzione di imballaggi e la gestione dei rifiuti di imballaggio sono un settore economicamente complesso e importante, che genera un fatturato totale di 370 miliardi di euro nell’UE. Analogamente alla posizione votata dal Parlamento in ottobre, sono state aggiunte nuove esenzioni dagli obiettivi di riutilizzo. Parlando ai giornalisti a margine del Consiglio Ambiente, il ministro Gilberto Pichetto Fratin ha affermato che l’Italia è “totalmente sulla posizione del Parlamento, perché tra l’altro rappresenta i cittadini europei”. Il ministro ha criticato la scelta “molto rigida” del Consiglio che si avvicina a quella che era la proposta della Commissione europea, in particolare sul porre dei vincoli molto rigidi sul riuso fin dall’immediato e con dei target vincolanti, mentre il Parlamento lascia degli spazi di flessibilità maggiori. La grande novità forse di queste elezioni europee, che si tengono per la nona volta (la prima volta fu nel 1979), è che per la prima volta la competizione si giocherà soprattutto su temi europei e non tanto nazionali, come avvenuto in passato. E questo proprio grazie al grande tema ambientale e della transizione energetica (oltre all’immancabile tema della migrazione, anch’esso,  grazie al governo Meloni, ormai diventata una priorità a livello europeo).

Vincenzo Caccioppoli