L’europa approva la Direttiva green claims
Serve a regolamenta le dichiarazioni di sostenibilità sui prodotti e impedire il greenwashing. Entrerà in vigore nel 2026
Di Redazione
Il Parlamento europeo ha approvato la sua posizione negoziale relativa alla cosiddetta Direttiva green claims, che regolamenta le dichiarazioni di sostenibilità sui prodotti, nel tentativo di impedire il greenwashing. Questa direttiva, che verrà poi definitivamente negoziata dal prossimo Parlamento UE che sarà eletto a giugno, imporrà verifiche alle aziende prima di consentire loro di utilizzare termini come “biodegradabile”, “meno inquinante”, “a risparmio idrico” o “a base di materie prime biologiche”. L’obiettivo della Direttiva è proteggere i consumatori da pubblicità ingannevole e ambigua. La crescente attenzione dei consumatori verso la sostenibilità ha infatti spinto le aziende a comunicare il proprio impegno per la tutela dell’ambiente. Esistono, però, dichiarazioni poco trasparenti che portano a generare attività di greenwashing.
Green Claims: cosa sono e cosa prevede la direttiva
La proposta di Direttiva sui green claims è volta a stabilire dei criteri affinché le informazioni divulgate dalle aziende siano affidabili e verificabili, contrastando dunque affermazioni fuorvianti sui meriti ambientali di prodotti e servizi.
Nella proposta di direttiva sui Green Claims, si specifica che per green claim si intende “un messaggio o una dichiarazione avente carattere non obbligatorio, compresi testi e rappresentazioni figurative, grafiche o simboliche, in qualsiasi forma, tra cui marchi, nomi di marche, nomi di società o nomi di prodotti, che asserisce o induce a ritenere che un dato prodotto o professionista abbia un impatto positivo o nullo sull’ambiente oppure è meno dannoso per l’ambiente rispetto ad altri prodotti o professionisti oppure ha migliorato il proprio impatto nel corso del tempo”.
Le sanzioni per le aziende che non rispetteranno le nuove regole prevedono l’esclusione dalle gare d’appalto pubbliche e ammende fino al 4% del fatturato annuo. Dall’applicazione della direttiva sono escluse le microimprese, mentre le piccole e medie imprese avranno un anno in più per adeguarsi rispetto alle grandi aziende.
In UE il 40% dei Green Claims non è comprovato
La Commissione europea ha effettuato due studi, nel 2014 e nel 2020, su 150 asserzioni ambientali, evidenziando quanto il tema del greenwashing sia serio e sentito.
Dalle ricerche è infatti emerso che:
- il 53,3% delle dichiarazioni ambientali esaminate nell’Ue sono risultate vaghe, fuorvianti o infondate;
- il 40% delle dichiarazioni green non è comprovato da evidenze certe;
- la metà di tutte le etichette green presentavano lacune sulla verificabilità e nelle certificazioni
- sono ben 232 i marchi di qualità ecologica esistenti nell’UE, con livelli di trasparenza molto differenti fra loro.
Green Claims Directive: gli obiettivi della proposta
Sono sostanzialmente quattro gli obiettivi della proposta sui Green Claims:
- rendere le dichiarazioni ecologiche affidabili, comparabili e verificabili in tutta l’UE;
- proteggere i consumatori dal greenwashing;
- contribuire a creare un’economia circolare e verde nell’UE consentendo ai consumatori di prendere decisioni di acquisto informate;
- contribuire a stabilire parità di condizioni in merito agli impatti ambientali dei prodotti.
La Green Claims Directive bandisce, inoltre, l’auto-certificazione di sostenibilità. In particolare, si afferma che per sistema di certificazione si intende un processo di verifica svolto da terze parti che, nel rispetto di condizioni trasparenti, eque e non discriminatorie, certifica che un dato prodotto è conforme a determinati requisiti. Saranno bandite, dunque, le etichette di sostenibilità “auto-certificate” o che non rispondano a requisiti minimi di trasparenza e credibilità.
La proposta di Direttiva sui Green Claims è in attesa di approvazione definitiva, ma si prevede entrerà in vigore dal 2026. Dopo di che gli Stati membri avranno due anni di tempo per adottarla a livello nazionale.