Top
Spunti di riflessione per un'ecologia conservatrice - Terra dei Figli Blog
fade
4153
page-template-default,page,page-id-4153,eltd-core-1.2.1,flow child-child-ver-1.0.1,flow-ver-1.6.3,,eltd-smooth-page-transitions,ajax,eltd-blog-installed,page-template-blog-standard,eltd-header-type2,eltd-sticky-header-on-scroll-up,eltd-default-mobile-header,eltd-sticky-up-mobile-header,eltd-dropdown-default,eltd-header-style-on-scroll

Spunti di riflessione per un’ecologia conservatrice

La Green Belt, contro il consumo del territorio.

La Green Belt è una norma che regola lo sviluppo urbanistico, una delle leggi più ambientaliste della storia moderna, frutto dell’attività politica dei conservatori britannici.

L’idea è che debba essere mantenuta, attorno ai centri abitati, una fascia verde occupata da boschi, terreni coltivati e luoghi di svago all’aria aperta al fine di contrastare l’urbanizzazione selvaggia.

Oltre ai notevoli benefici che da questa iniziativa possono derivare per la qualità della vita, il progetto di “cintura verde” rappresenta una base concreta su cui garantire alle future generazioni di mantenere un equilibrio ambientale basato sul minor consumo possibile di territorio. 

Ecologia spirituale versus materialismo.

Nell’ambientalismo conservatore c’è sempre il soffio di Dio in ogni filo d’erba, creatura animale o essere umano. Senza trascendenza religiosa, qualcosa di verticale che anima la vita delle persone, sarebbe complicato doversi impegnare per conservare qualcosa per chi verrà dopo. è una posizione che muove a partire dalla concezione di ecologia umana enunciata da Giovanni Paolo II, in cui l’uomo governa il Creato, la natura, ma senza avere il diritto di manipolarla e stravolgerla. La coerenza che informa di sé la nostra visione ecologica ci porta anche a difendere la vita nel grembo di una donna, a ripudiare l’utero in affitto, a sostenere la famiglia naturale.

Come sostenuto, infatti, da San Giovanni Paolo II nell’Enciclica “Centesimus Annus”, è necessaria una “ecologia umana” che possa coniugare il rispetto della vita umana con quello dell’ambiente, affermando: “Sarebbe vano insistere sul rispetto dell’ambiente quando poi non si rispetta il diritto alla vita”.

È questa la differenza sostanziale tra l’ambientalismo conservatore e quello progressista e consiste nel nostro approccio spirituale. Per i progressisti, figli del pensiero comunista, siamo solo materia organica.

Un intellettuale ingiustamente collocato a sinistra, come Pierpaolo Pasolini, dedica il suo testamento poetico a un giovane di destra: “Porta con mani di santo o soldato l’intimità col Re, Destra divina che è dentro di noi, nel sonno”. Eppoi gli ripete più volte: “Difendi, conserva, prega…”

La nostra visione ecologica non è dunque scindibile da una tensione religiosa, come invece accade con l’ambientalismo materialista delle sinistre. Questo pensiero lungo e profondo ci permette di chiudere il cerchio con il rispetto della vita in tutte le sue forme e in tutti i suoi stadi.

I grandi problemi ecologici si affrontano localmente.

Come spiega bene Scruton in “Green Philosophy”, la nostra visione ecologista non parte dai grandi temi come il riscaldamento globale, ma dall’attenzione alla piccola bellezza delle nostre case, dei nostri giardini, dei nostri boschi. È un’educazione alla conservazione, al non spreco delle risorse, che dobbiamo imparare da piccoli. A scuola come in famiglia. Come sosteneva Scruton, possiamo proteggere l’ambiente non con l’attivismo globale, ma da iniziative locali che si ispirano e vengono ispirate dall’amore per il proprio territorio. In tal senso è importante tutelare e incentivare la tradizione rurale italiana fatta di piccoli appezzamenti familiari multicolturali, in grado di garantire un’economia territoriale e mantenere la biodiversità. In una sintesi emblematica, siamo chiamati a difendere la natura, l’ambiente, la terra di tutti perché l’abbiamo ricevuta in dono alla nascita, ci è stata trasmessa e la dobbiamo lasciare intatta, se possibile più sana e migliore, a chi ci succederà.

Ogni territorio è fatto dalla gente che in esso si è radicata secondo una sua originale identità in cui chiede e merita di perpetuarsi. Ecco dunque che il concetto stesso di “Nazione” rientra nella concezione del conservatorismo verde, come prodotto della stratificazione delle culture e delle esperienze del suo popolo e della sua gente, derivazione di un ordine sociale connesso con la cultura, gli usi e le abitudini dei suoi abitanti.

Contro la cosiddetta tassazione verde.

Noi sosteniamo le nuove tecnologie come soluzione ai problemi ambientali, per limitare il consumo delle risorse e migliorare la qualità dei prodotti.

Ma questo deve conciliarsi con la difesa dell’armonia della natura in tutte le sue forme, che è una prerogativa della cultura conservatrice, perfettamente speculare alla violenza con cui l’ambientalismo delle sinistre irrompe nel quotidiano.

Un atteggiamento, quest’ultimo, che si risolve in politiche coercitive anche rispetto al mondo economico in generale, che teorizza il grande Stato mondiale cui consegnarsi totalmente, perché il solo ritenuto in grado di evitare l’imminente catastrofe, giustificando così ogni suo intervento: dalla imposizione di tasse verdi alla regolamentazione dirigistica di ogni attività produttiva in nome della sostenibilità.

Viceversa, noi riteniamo che alle tasse e ai divieti brutali si debbano preferire gli incentivi nei confronti della ricerca tecnologica, della produzione sostenibile, dei brevetti e delle start up a questo dedicate. Come è nel caso della plastica, la soluzione non è tassare le aziende ma incentivarle nella transizione.

Elogio della caccia e guerra agli allevamenti intensivi.

Difendere la caccia e nello stesso tempo combattere le deformazioni degli allevamenti intensivi è uno dei posizionamenti che meglio definiscono la nostra visione ecologica.

La caccia è la tradizione più antica e profonda dell’umanità, al punto da essere iscritta a caratteri di fuoco nelle Sacre Scritture: “Quanto si muove e ha vita vi servirà da cibo”. Ancora più perentorio è l’invito di Dio a San Pietro negli atti degli apostoli: “Uccidi e mangia!”. Il rapporto tra uomo e animale per quanto ci riguarda è sacro, come lo è per tutti i popoli dotati di spiritualità, se non avessimo la cognizione che ci sia qualcosa di verticale che deve animare la vita delle persone sarebbe complicato doversi impegnare per conservare qualcosa per chi verrà dopo.

Al contrario l’ambientalismo di sinistra ha una matrice materialista che discende dal socialismo e non riconosce nel filo d’erba, nell’animale, nell’albero il suo essere una manifestazione divina. Siamo a favore della caccia e contro gli allevamenti intensivi perché nel primo caso rivendichiamo una antica tradizione di sopravvivenza, di cui non dobbiamo affatto vergognarci, e anche di mantenimento e rispetto del territorio. Mentre nel secondo caso dovremmo vergognarci di certi eccessi che finiscono con il privare di dignità gli animali, facendoli soffrire inutilmente, oltre che depauperando risorse preziose come quelle idriche.

Tutela dell’acqua.

La tutela di un bene così prezioso rappresenta certamente una delle più grandi azioni di difesa della natura e del futuro stesso dell’uomo. È una battaglia che merita la massima attenzione anche perché attorno alle fonti e infrastrutture idriche si stanno concentrando enormi interessi e feroci campagne di acquisizione da parte di grandi colossi finanziari internazionali. Un affare economico gigantesco, ma anche un pericolo per la condivisione del bene naturale più indispensabile che esista.

Non sprecare l’acqua, lavorare alla sua conservazione, alla riduzione e razionalizzazione dei consumi e, infine, alla salvaguardia delle fonti idriche da fattori inquinanti, è nostro dovere essenziale. Al riguardo, l’innovazione tecnologica che riguarda l’impiantistica in ambito agricolo, le tecniche di coltivazione e i meccanismi per il riutilizzo delle acque e la loro depurazione, rappresentano obiettivi su cui concentrare gli sforzi della ricerca e le incentivazioni pubbliche.   

La difesa delle api.

Sembra un piccolo argomento per fanatici ambientalisti, ma è qualcosa di molto importante. Le api stanno progressivamente scomparendo dal pianeta, in particolare dall’Italia. Ciò comporta la scomparsa del miele italiano a favore di quello cinese, e già questo dovrebbe interessarci. Ma c’è molto di più. Dalle api dipende l’impollinazione del 70% delle specie vegetali.

Un terzo del cibo che produciamo dipende da loro, in particolare la stragrande maggioranza della frutta e della verdura. Le api stanno scomparendo per diversi motivi: fertilizzanti e pesticidi, malattie e parassiti, urbanizzazione, cambiamento climatico, etc… Alcune cause sono difficili da rimuovere, altre meno. Comunque qualcosa deve esser fatto, e subito. Perché non si avveri la profezia di Albert Einstein: “Quando le api scompariranno dalla Terra, all’uomo non resteranno che quattro anni di vita”.

I parchi della rimembranza.

Ve ne sono oltre duemila in Italia. Istituiti dopo la prima guerra mondiale in tutta la penisola, sono splendidi giardini in cui per ogni soldato caduto, si piantava un albero in sua memoria.

Purtroppo molti di questi sono caduti in rovina, anche per colpa della triste tendenza a cancellare i simboli del nostro patriottismo.

Fratelli d’Italia ne ha inteso fare una campagna nazionale, anche in coincidenza con il centenario della tumulazione del Milite Ignoto presso l’Altare della Patria, il 4 novembre scorso.

L’obiettivo è di fare del Parco della Rimembranza il luogo sacro dedicato alla celebrazione della Nazione, un monumento alla memoria di chi per essa aveva combattuto fino alla morte, rinnovandone il ricordo attraverso gli alberi.

Tutela dei suoli agricoli.

È necessario promuovere l’agricoltura di precisione con adeguati sostegni economici, affinché si possa cambiare il sistema produttivo attraverso il matrimonio fra vecchie tradizioni e nuove tecnologie. Ci sono tante buone pratiche in questo senso, ancora poco conosciute e valorizzate, capaci di migliorare la qualità dei prodotti e nello stesso tempo di ridurre le esternalità negative.

Occorre intraprendere un modello agricolo che possa essere al contempo moderno ma anche in grado di tutelare le comunità, il lavoro e l’ambiente, limitando lo sfruttamento intensivo del territorio che sta stravolgendo la tradizione rurale italiana fatta di piccoli appezzamenti familiari multicolturali in grado di garantire un’economia territoriale e mantenere la biodiversità.

Al riguardo occorre anche avviare in maniera parallela azioni per contrastare il consumo di cibo omologato, senza riguardo alla biodiversità, al localismo, al km zero.    

Conciliare ambiente e benessere.

Un orientamento conservatore dell’ecologia mira alla tutela del territorio, ma senza rinunciare al benessere nel quadro di un progresso economico intelligente che non contempli necessariamente la mortificazione dell’iniziativa economica, anzi crei le condizioni per mettere la stessa al servizio della salvaguardia dell’ambiente.  

La sfida di cui vogliamo essere i portatori è quella di saper abbinare ambiente e crescita economica, per non scadere nella demagogia e per non costringere gli italiani a dover pagare un costo sociale elevato dalle “transizioni ecologiche” forzate e irrealistiche.

Vanno in tal senso anche le azioni volte a combattere il dissesto idrogeologico del territorio e rendere case, scuole, ospedali, edifici pubblici più verdi e sostenibili.  

È importante anche l’utilizzo di tecnologie come l’agricoltura di precisione, che si basa su strumenti in grado di migliorare la qualità del prodotto, ridurre il consumo di acqua e l’uso di fitofarmaci.

Dovremmo convincere le aziende a investire sull’innovazione amica di uno sviluppo sostenibile dal punto di vista sia naturale sia economico.

Educazione ambientale.

L’idea è quella di riprendere i Campi Giovani del Ministero della Gioventù.

Esperienze formative in mare, nei boschi, in montagna, nei campi, per insegnare alle giovani generazioni l’amore per il nostro patrimonio naturale e quanto sia necessario un loro impegno diretto.

È interessante anche avviare percorsi che affrontano tematiche che interessano  la componente economica e sociale della sostenibilità quali lo sviluppo sostenibile, la gestione delle risorse, l’inquinamento ambientale. 

Per i più giovani si può proporre un servizio civile dedicato alla salvaguardia dell’ambiente.