Il sogno di energia nucleare pulita e illimitata: ecco il primo passo
Il sogno di una energia nucleare pulita e capace di fornire eccezionali quantità di energia sembra non essere più così lontano. Nel corso di un apposito esperimento in Gran Bretagna, ricercatori europei e italiani hanno infatti ottenuto una quantità di energia record da reazioni di fusione che ha conseguito una quantità di energia prodotta di 59 megajoules contro il precedente primato di 21,7. Energia termica da fusione ottenuta in un tempo di soli 5 secondi (la durata dell’esperimento). Il tutto è avvenuto ricreando il processo di fusione nucleare che si genera esattamente in una stella. È questo, del resto, lo scopo del progetto ITER, cioè mettere a punto tecniche in grado di garantire la produzione di energia sicura, sostenibile e a bassa emissione di CO2. Per dare soltanto un metro di paragone della potenza di questa nuova tecnica e delle sue potenzialità, “a parità di quantità, la fusione genererà circa 4 milioni di volte più energia rispetto a quella prodotta bruciando carbone, petrolio o gas”, sostengono i ricercatori coinvolti nel progetto.
COSA È AVVENUTO NELL’ESPERIMENTO
Quello che si è cercato di fare con l’eccezionale esperimento è copiare quanto avviene nelle stelle, come per esempio nel sole: la fusione è infatti il processo che le alimenta, e promette nel lungo termine di essere una fonte di elettricità quasi illimitata, utilizzando piccole quantità di combustibile reperibili ovunque sulla Terra, da materie prime poco costose. In sostanza, ciò che praticamente accade è l’unione, fino a fondersi ad altissima temperatura, di nuclei di elementi leggeri come l’idrogeno, che si trasformano in elio, rilasciando una quantità enorme di energia sotto forma di calore. L’esperimento a fusione Jet è in grado di generare plasmi che raggiungono temperature di 150 milioni di gradi Celsius, 10 volte la temperatura al centro del Sole.
L’esperimento è stato condotto nell’impianto europeo Jet (Joint european torus), il più grande e potente tokamak in funzione al mondo situato a Culham in Uk. Cofinanziato dalla commissione Europea, il consorzio EUROfusion vede la partecipazione di 4.800 esperti da tutta Europa. L’Enea coordina la partecipazione italiana, a cui contribuiscono 21 partner, tra università, enti di ricerca e industrie.
LE REAZIONI
Secondo la presidente del Cnr Maria Chiara Carrozza, “i risultati attestano il raggiungimento di un obiettivo estremamente importante, la conferma che in una configurazione tokamak è possibile ottenere elettricità da fusione, e sono un passo cruciale verso la produzione in futuro di energia abbondante ed eco-sostenibile”. Per il presidente dell’Enea Gilberto Dialuce “il risultato ottenuto dal Jet conferma e rafforza il nostro impegno per il progetto Iter e per lo sviluppo dell’energia da fusione nell’ambito dello sforzo comune europeo”.
La notizia è piombata nel bel pezzo dell’accesissimo dibattito in corso proprio sul destino del nucleare in Europa, se cioè esso debba essere considerata una fonte energetica “verde” in grado di garantire l’autonomia energetica in grado di assicurare la transizione verso fonti di energia completamente pulite, non più vincolate ai fossili. L’Europa è divisa, con gli Stati che hanno diverse posizioni ma Bruxelles sembra crederci tanto da aver inserito il nucleare nella tassonomia verde, cioè nella lista di fonti su cui investirà nei prossimi. A certe condizioni, naturalmente, che sono quelle di avere un nucleare di nuova generazione (la terza e la quarta) senza i pesanti carichi di rifiuti radioattivi del passato. Ora quelle condizioni sembrano essere a portata di mano.
Secondo Alessandro Dodaro, programme manager del Gruppo di ricerca italiano in ambito EUROfusion e direttore del dipartimento Fusione e tecnologie per la sicurezza nucleare di Enea, ora “il cammino che porterà alla fusione come fonte energetica si è fatto più breve”.