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UN OCEANO DI PLASTICA: CAMBIARE I SISTEMI DI SMALTIMENTO PER EVITARE DISASTRI AMBIENTALI - Terra dei Figli Blog
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UN OCEANO DI PLASTICA: CAMBIARE I SISTEMI DI SMALTIMENTO PER EVITARE DISASTRI AMBIENTALI

UN OCEANO DI PLASTICA: CAMBIARE I SISTEMI DI SMALTIMENTO PER EVITARE DISASTRI AMBIENTALI

Gli oceani come discariche, gli oceani come grande area in cui sversare plastiche, gli oceani che rischiamo di soffocare e con loro la preziosa varietà di specie viventi di questo straordinario habitat. Non sono ancora sufficienti le misure adottate per impedire disastri ambientali a danno degli oceani ma nei giorni scorsi il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione che mira proprio alla tutela degli oceani.

“Questo atto certifica l’importanza della tutela degli oceani e della loro biodiversità per l’equilibrio dell’ecosistema marino e lo sviluppo di una economia blu sostenibile – ha affermato l’europarlamentare di Fratelli d’Italia-ECR, Nicola Procaccini, responsabile Ambiente ed Energia del partito – Sono aspetti fondamentali per la salvaguardia dell’ambiente e al contempo per la creazione di occupazione, specie nei Paesi e nelle regioni costieri e insulari”,      

Ma vediamo più da vicino alcuni aspetti di questo preoccupante fenomeno ambientale, facendo ricorso ad uno studio appena pubblicato dall’autorevole sito internet di dati e statistiche sui fenomeni sociali a livello mondiale www.ourworldindata.org. Lo studio riportato, a firma di Hannah Ritchie, evidenzia che la maggior parte della plastica che attualmente finisce negli oceani, proviene dai fiumi dei paesi asiatici1,. Si tratta di una percentuale ragguardevole dell’80% del totale.2

Solo una piccola quantità di questo materiale plastico proviene dai fiumi di Europa e Nord America che, insieme, contribuiscono solo al 5% del totale. Questi numeri, però, riguardano solo la plastica che viene emessa a livello nazionale e non considerano il fatto che molti paesi esportano rifiuti di plastica all’estero. Si stima, comunque, che solo una piccola percentuale – circa il 5% – della plastica oceanica mondiale potrebbe provenire da paesi ricchi che esportano i loro rifiuti all’estero.

Interessante per osservare il fenomeno è quanto accaduto in Cina negli ultimi anni. Nel 2016, la Cina importava più della metà dei rifiuti di plastica scambiati a livello mondiale. Nel 2018, questo dato era crollato a meno dell’1%. La ragione di questo declino – spiega sempre lo studio pubblicato da www.ourworldindata.org. – è dovuta al fatto che il governo cinese ha vietato l’importazione della maggior parte dei rifiuti di plastica nel 2017, a seguito delle forti preoccupazioni ambientali e sanitarie derivanti da flussi di rifiuti contaminati.

Questo divieto ha avuto due impatti principali. Il primo è che il volume totale del commercio globale di plastica è diminuito in modo significativo, il secondo è che altri paesi sono emersi per prendere il posto della Cina come principali importatori. Si tratta di stati in maggior parte asiatici: Malesia, Vietnam, Indonesia, Filippine e Turchia, che hanno iniziato a importare molta più plastica rispetto agli anni precedenti.

Fermare le esportazioni di rifiuti di plastica verso paesi con una cattiva gestione dei rifiuti aiuterebbe ad affrontare l’inquinamento degli oceani.

Ma la fine del commercio non fermerà l’inquinamento da plastica. La maggior parte dei rifiuti del mondo viene gestita a livello nazionale e la maggior parte dei rifiuti che entrano negli oceani proviene da questi paesi. Per affrontare davvero il problema sarebbe necessario fare due cose, conclude lo studio citato. Intanto, migliorare i sistemi di gestione dei rifiuti nei paesi ricchi e il fatto che stiano esportando rifiuti all’estero suggerisce che hanno investito poco in pratiche in patria. E, soprattutto, migliorare le infrastrutture e le pratiche di gestione dei rifiuti nei paesi a basso e medio reddito, poiché è qui che ha origine la maggior parte dell’inquinamento da plastica.

  1. Una delle stime più recenti di Meijer et al. (2021) stima che l’81% dei rifiuti di plastica emessi nell’oceano proviene dall’Asia. Uno studio precedente, di Lebreton et al. (2017), ha stimato una cifra simile dell’86% proveniente dai fiumi asiatici.
Fabio Benvenuti