Top
NUOVI MATERIALI E PRODOTTI PER L’ECONOMIA CIRCOLARE: LA CREATIVITÀ DELL’IMPRENDITORIA ITALIANA - Terra dei Figli Blog
fade
3926
post-template-default,single,single-post,postid-3926,single-format-standard,eltd-core-1.2.1,flow child-child-ver-1.0.1,flow-ver-1.6.3,,eltd-smooth-page-transitions,ajax,eltd-blog-installed,page-template-blog-standard,eltd-header-type2,eltd-sticky-header-on-scroll-up,eltd-default-mobile-header,eltd-sticky-up-mobile-header,eltd-dropdown-default,eltd-header-style-on-scroll

NUOVI MATERIALI E PRODOTTI PER L’ECONOMIA CIRCOLARE: LA CREATIVITÀ DELL’IMPRENDITORIA ITALIANA

NUOVI MATERIALI E PRODOTTI PER L’ECONOMIA CIRCOLARE: LA CREATIVITÀ DELL’IMPRENDITORIA ITALIANA

Se la creatività dell’imprenditoria italiana non ha rivali è davvero arrivato il momento di dimostrarlo. Sì, perché la transizione ecologica, il cambiamento dei mercati e le nuove esigenze dei consumatori impongono sempre più alle nostre imprese di adeguare prodotti e competenze, metodi e materiali di lavorazione. Pane per i denti della fantasia italica, insomma, e a quanto pare la penisola sembra rispondere davvero in maniera adeguata, supportata da due fattori essenziali. Da una parte la continua innovazione tecnologica, che consente alle imprese di trasformare strutture produttive e competenze e, dall’altra, le ingenti risorse a disposizione delle imprese ed enti a livello nazionale ed europeo, con l’obiettivo di puntare ad attuare la strategia della neutralità climatica entro il 2050, voluta da Bruxelles, attraverso l’economia circolare ed i nuovi impieghi di materiali che altrimenti andrebbero perduti e fino a ieri considerati rifiuti. La grande frontiera è lo sviluppo di nuovi processi e nuovi materiali cosiddetti bio-based, cioè biodegradabili e compostabili, in linea con l’obiettivo europeo di arrivare a coprire il 30% delle materie prime per l’industria chimica entro il 2030. A questi obiettivi stanno lavorando le università, le startup, i centri di ricerca di tutta Europa per sviluppare bioenergia, bioraffinerie, la chimica verde in sostanza.

ESEMPI VIRTUOSI 

L’università Ca’ Foscari di Venezia, ad esempio, ha sviluppato un processo per la produzione di materiale da imballaggio partendo da squame e pelle di pescato locale. Materiali innovativi tratti da branzini, cefali e altri pesci, prodotti a km zero i cui scarti sono già riutilizzati per produrre fertilizzanti o mangimi. Un processo che aiuta anche il difficile smaltimento di un rifiuto speciale come il pesce, senza contare che i ricercatori sono anche riusciti a ottenere nanoparticelle di carbonio, che possono essere impiegate come additivi rendendo i film di collagene luminescenti quando colpiti da raggi ultravioletti e modificandone la resistenza a trazione e rottura.

Di sicuro interesse è ciò che sta facendo NextChem, società dedicata allo sviluppo delle tecnologie della chimica verde e per la transizione energetica. La società ha individuato 12 luoghi candidati a ospitare progetti che consentiranno il recupero e la valorizzazione in chiave green di raffinerie e siti industriali. L’obiettivo è di trasformare i siti in distretti basati sulla chimica verde, usando le fonti rinnovabili per lanciare la fase due dell’economia circolare: utilizzare la parte non riciclabile dei rifiuti per creare un’ampia gamma di prodotti, dai polimeri ai chemicals.

Una startup torinese, invece, è la prima in Italia ad arrivare in finale al Green Alley Award, il premio europeo dedicato all’economia circolare. Si chiama Agree ed ha sviluppato Ally, una pellicola che funge quasi da seconda buccia che, dopo essere stata applicata sulla frutta, diventa trasparente ed inodore. La pellicola, infatti, è realizzata con materiale creato a partire da componenti estratti dai sottoprodotti agricoli. In tal modo, frutta e verdura possono restare freschi fino a tre volte in più, riducendo quindi gli scarti alimentari durante la fase distributiva. 

La storica azienda “Dani” di Arzignano (Vicenza) è la prima conceria al mondo ad aver ottenuto la certificazione green. L’attività di questa azienda circolare è infatti realizzata con un processo produttivo che dagli scarti dell’industria arriva al prodotto finito con una modalità sostenibile e virtuosa, evitando anche la pericolosa dispersione di scarti della macellazione di animali. Una realtà italiana consolidata che ha saputo rinnovarsi all’interno del distretto di Arzignano, che rappresenta l’1% del PIL nazionale e che dà lavoro a circa 11.000 persone. 

La Redazione