EMISSIONI DI CARBONIO, DALL’UNIONE EUROPEA PASSI AVANTI PER IL SOVRAPPREZZO SUI BENI CHE SOMIGLIA TANTO AI “DAZI DI CIVILTÀ”
Ha già preso i nomi più diversi, da “Carbon tax di frontiera” a “Dazi ecologici”, forse per aggirare le forche caudine della normativa internazionale sul commercio ed evitare ulteriori tensioni nei rapporti tra gli Stati. Sta di fatto che il regolamento sul Meccanismo di Adeguamento del Carbonio alla Frontiera (letteralmente Carbon Border Adjustment Mechanism – CBAM) approvato in questi giorni dal Consiglio dell’Unione europea, fornisce un primo via libera alla imposizione di un sovrapprezzo su alcune merci importate dagli Stati dell’Unione Europea e prodotte in Paesi esteri con alte emissioni di carbonio. In linea generale il provvedimento ha una finalità di carattere ambientale, tanto da essere inserito dalla Commissione europea a luglio 2021 nel suo pacchetto Fit for 55, tramite il pareggio in alcuni settori chiave dell’economia del prezzo del carbonio tra i prodotti europei e le importazioni. In realtà, però, la misura ha anche altri risvolti, a cominciare da quello di evitare il rischio di rilocalizzazione delle attività in paesi esteri in cui le norme ambientali sono meno rigide e, quindi, i costi di produzione più bassi.
L’ampiezza degli spazi di azione che si possono creare con il meccanismo CBAM, è ben descritta dalle affermazioni dell’europarlamentare di Nicola Procaccini, responsabile del settore Energia e Ambiente di Fratelli d’Italia. “L’approvazione del meccanismo di adeguamento del carbonio alle frontiere, il CBAM, da parte dei ministri di economia e finanza della UE – dice Procaccini – va nella direzione dei cosiddetti “dazi di civiltà” proposti da fratelli d’Italia. E’ evidente che il meccanismo su cui si è raggiunto l’accordo prevede il pagamento di un sovrapprezzo per le merci ad alte emissioni di CO2 prodotte al di fuori della UE , esattamente quel metodo che da mesi abbiamo proposto e per il quale spesso siamo stati irrisi.
Vogliamo e ci aspettiamo che questo meccanismo non sia soltanto una enunciazione di principio ma venga realmente applicato, con nuove entrate da investire per favorire la transizione energetica all’interno della UE. Lavoreremo inoltre affinché il meccanismo del sovrapprezzo venga esteso a quelle merci prodotte da Paesi, come ad esempio la Cina, che fanno sistematicamente ricorso allo sfruttamento della manodopera, con condizioni lavorative disumane e in cui non vi è alcun rispetto dei diritti umani e sociali delle popolazioni. Condizioni inaccettabili che oltretutto creano una situazione di concorrenza sleale“.
COME FUNZIONA IL MECCANISMO APPROVATO
Occorre innanzitutto rilevare che il pronunciamento del Consiglio dell’Unione Europea, che ha a sua volta esaminato quanto proposto dalla Commissione UE, è soltanto una tappa dell’iter di approvazione della misura. Ora inizieranno i negoziati con il Parlamento europeo per la determinazione del regolamento finale.
Il meccanismo UE prevede che gli importatori europei acquistino certificati di carboniocorrispondenti al prezzo della CO2 pagato se la produzione fosse avvenuta nell’Unione (il prezzo dei certificati sarà calcolato in base al prezzo medio settimanale d’asta delle quote EU ETS espresso in €/tonnellata di CO2 emessa). Se il produttore non-UE ha già pagato un prezzo per le sue emissioni, chi importa può detrarre integralmente il costo corrispondente.
Secondo quanto previsto dall’iter in corso, l’introduzione del CBAM dovrebbe avvenire gradualmente, con applicazione prevista in una fase iniziale solo per un numero selezionato di beni ad alto rischio di rilocalizzazione delle emissioni: ferro e acciaio, cemento, fertilizzanti, alluminio e produzione di elettricità. Nel periodo 2023-2025 entrerebbe in vigore un sistema semplificato, mentre il meccanismo entrerebbe a tutti gli effetti in funzione dal 2026. Per facilitare l’applicazione del dazio, è inoltre prevista una soglia minima che esenti dagli obblighi della carbon tax di frontiera le spedizioni di valore inferiore a 150 euro, con questa misura che – affermano da Bruxelles – “ridurrebbe la complessità amministrativa, poiché circa un terzo delle spedizioni nell’Unione rientrerebbe in tale categoria e il loro valore e quantità aggregati rappresentano una parte trascurabile delle emissioni di gas a effetto serra delle importazioni totali di tali prodotti nell’Unione”.
Per importare nell’UE merci coperte dal CBAM, le imprese dovranno dichiarare entro il 31 maggio di ogni anno la quantità di merci e le emissioni incorporate in tali merci importate nell’UE nell’anno precedente. Allo stesso tempo, dovranno consegnare alle autorità i certificati CBAM che hanno acquistato in anticipo.