Top
RINNOVABILI E MIX ENERGETICO NAZIONALE, IL RISCHIO DEL BLOCCO DEI PROGETTI - Terra dei Figli Blog
fade
3744
post-template-default,single,single-post,postid-3744,single-format-standard,eltd-core-1.2.1,flow child-child-ver-1.0.1,flow-ver-1.6.3,,eltd-smooth-page-transitions,ajax,eltd-blog-installed,page-template-blog-standard,eltd-header-type2,eltd-sticky-header-on-scroll-up,eltd-default-mobile-header,eltd-sticky-up-mobile-header,eltd-dropdown-default,eltd-header-style-on-scroll

RINNOVABILI E MIX ENERGETICO NAZIONALE, IL RISCHIO DEL BLOCCO DEI PROGETTI

RINNOVABILI E MIX ENERGETICO NAZIONALE, IL RISCHIO DEL BLOCCO DEI PROGETTI

La transizione italiana verso un nuovo modello energetico che possa tradurre in atti concreti l’esigenza di abbattere le emissioni nocive e quindi restare in linea con i parametri concordati a livello internazionale per combattere il cambiamento climatico, passa necessariamente per l’aumento del ricorso alle rinnovabili nel mix energetico nazionale.

Negli ultimi anni l’Italia ha compiuto passi in avanti importanti su questo terreno, grazie soprattutto a cospicui investimenti e incentivi pubblici per gli impianti fotovoltaici ed eolici. Sono questi a garantire ormai stabilmente una parte della produzione elettrica nazionale. Nei primi sette mesi del 2021 eolico e fotovoltaico hanno soddisfatto il 15,3% della domanda elettrica del paese (rispettivamente l’8,7% per il fotovoltaico e il 6,6% per l’eolico.

Fonte: www.qualenergia.it).

L’esigenza di accelerare la corsa alle rinnovabili al fine di raggiugere gli obiettivi legati all’abbattimento delle emissioni si sta però scontrando con le grandi complicazioni burocratiche di impronta italiana. La prima risiede certamente nei tempi lunghi nelle numerose autorizzazioni necessarie per installare pale eoliche e pannelli fotovoltaici. La media per ottenere le autorizzazioni è di circa sei anni dall’avvio del complesso iter che coinvolge diversi enti, dai ministeri alla conferenza dei servizi comunale. Davvero troppo per chi intenda investire, con il rischio che strada facendo possano sorgere altre complicazioni che portano alla ulteriore dilatazione dei tempi. Altro ostacolo non da poco, inserito all’interno dell’iter autorizzativo, è la valutazione circa l’idoneità di un terreno ad ospitare impianti eolici o fotovoltaici. Dopo gli anni dell’assalto spesso indiscriminato alla trasformazione di terreni agricoli in distese di pannelli fotovoltaici, ora è arrivato lo stop drastico. Regioni e Comuni hanno così bloccato le autorizzazioni a nuovi impianti in attesa di definire i criteri per l’idoneità dei terreni. In tal senso, il criterio ormai dominante nelle varie amministrazioni regionali e comunali è quello di consentire l’installazione di impianti eolici e fotovoltaici solo nei terreni agricoli abbandonati e nelle aree industriali dismesse, stabilendo comunque degli indici complessivi di superfici utilizzabili. Intanto, il rischio è che l’Italia possa rimanere indietro sulla corsa alle rinnovabili, anche se una grossa mano riguardo alle tempistiche dovrebbe arrivare dal decreto semplificazioni e dai decreti attuativi del Pnrr (il Piano nazionale di ripresa e resilienza).  Dovrebbero essere così più che dimezzati i tempi legati all’iter autorizzativo in un settore che diventa sempre più strategico per il futuro non solo economico del nostro Paese.    

Infine, secondo il rapporto “EU Solar Jobs 2021″ di Solar Power Europe, c’è da rilevare che nel 2025 l’occupazione legata al settore fotovoltaico in Europa dovrebbe aumentare del 115% in confronto al 2020. In dettaglio, per far fronte alle attività di tutta la filiera del fotovoltaico, dalla produzione di polisilicio, wafer, celle, moduli e inverter, allo smantellamento e al riciclo degli impianti, passando per lo sviluppo dei progetti e i servizi di operatività e manutenzione, in uno scenario “high” si prevede che il fotovoltaico supporterà quasi 768.000 occupati nel 2025, a fronte dei 356.000 del 2020.

La Redazione