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CIBO, AGRICOLTURA, EFFICIENTAMENTO ENERGETICO DEGLI EDIFICI: IL FRONTE ITALIANO PER FAR RAGIONARE L’EUROPA - Terra dei Figli Blog
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CIBO, AGRICOLTURA, EFFICIENTAMENTO ENERGETICO DEGLI EDIFICI: IL FRONTE ITALIANO PER FAR RAGIONARE L’EUROPA

CIBO, AGRICOLTURA, EFFICIENTAMENTO ENERGETICO DEGLI EDIFICI: IL FRONTE ITALIANO PER FAR RAGIONARE L’EUROPA

Un tira e molla con l’Europa, in cui l’’Italia sta cercando di far valere le proprie posizioni che riguardano il buon senso prima ancora che la difesa stessa dei nostri prodotti e prerogative. Nelle ultime settimane i casi si sono moltiplicati, dall’attacco a carne e vino italiani, che hanno rischiato di finire classificati tra i prodotti dannosi per salute, fino alla dotazione per la politica agricola. E poi il caso più spinoso, la direttiva UE sull’efficientamento energetico degli edifici.     

Sul caso dell’attacco ai nostri prodotti alimentari, l’europarlamentare Nicola Procaccini, responsabile ambiente ed energia di Fratelli d’Italia e componente della commissione agricoltura di Bruxelles ha affermato che siamo riusciti ad abbattere “il muro di ostilità verso i prodotti italiani e convincere molti Stati e la Commissione UE a depennare la carne e il vino dai prodotti dannosi per la salute. Un altro punto a favore dei prodotti alimentari naturali e di qualità contro quelli artificiali. Con la modifica del regolamento sulla promozione dei prodotti alimentari – continua Procaccini – abbiamo anche ottenuto due milioni in più per i prodotti a indicazione geografica. Un risultato frutto del lavoro svolto dal governo italiano in sinergia con le organizzazioni di categoria. Uno degli obiettivi principali del lavoro di Fratelli d’Italia a Bruxelles resta la tutela e promozione delle eccellenze alimentari italiane, per la competitività e sostenibilità delle nostre aziende e a tutela della salute dei consumatori”.

Il Piano strategico nazionale dell’Italia sulla Politica agricola comune, approvato nei giorni scorsi dalla Commissione europea, ha invece recepito alcune delle importanti sollecitate dagli europarlamentari di Fratelli d’Italia. Il riferimento è al sostegno supplementare alle piccole imprese, fondamentali nella filiera agroalimentare, alla promozione di sistemi di agricoltura integrata, e ai 7,4 miliardi di euro destinati ad obiettivi ambientali e climatici.

“Nonostante una riduzione della dotazione complessiva per l’Italia,  è positiva anche la parte degli asset strategici – ha commentato ’europarlamentare Nicola Procaccini – che ci consente di rafforzare la qualità, la competitività e sostenibilità di alcuni importanti prodotti del made in Italy, che riceveranno 2,64 miliardi di euro. Così come sono importanti le misure per l’innovazione e la digitalizzazione, preziose opportunità per realizzare produzioni in grado di garantire anche risparmio energetico e del consumo di acqua”.    

Arriviamo, quindi, al caso che più ha scaldato il dibattito in questi giorni, risultando oltremodo divisivo. Nicola Procaccini ha avuto modo di spiegare in più occasioni perché Fratelli d’Italia, a Bruxelles come a Roma, intende modificare la proposta di direttiva sull’efficienza energetica degli edifici.        

Nel suo intento generale – spiega Procaccini – la proposta relativa alla direttiva UE mi trova d’accordo, ma è evidente che la sua attuale impostazione rischia di creare gravi danni alle famiglie e al patrimonio edilizio dell’Italia. Ad essere sbagliati sono innanzitutto le modalità e i tempi di applicazione della direttiva, che crea problemi e costi esorbitanti per i proprietari di abitazioni e non tiene conto delle specificità nazionali e territoriali del patrimonio immobiliare. Per l’Italia, la normativa di fatto imporrebbe ai proprietari di immobili, con il rischio di sanzioni in caso di inadempimento, l’obbligo di ristrutturare due edifici su tre entro il 1° gennaio 2030. Secondo i dati dell’associazione dei costruttori (ANCE), si tratta di oltre 9 milioni di edifici su 12,2 milioni totali. L‘importo complessivo di questi interventi è nell’ordine di decine di miliardi di euro a carico dei proprietari. Questo significa, però, non considerare le condizioni socioeconomiche delle famiglie italiane che abitano in immobili con classe energetica F o G, cioè le classi da adeguare (il 60 per cento circa delle abitazioni residenziali), nuclei familiari che sono spesso anche quelle con minori disponibilità finanziarie e gran parte di essi si trova inoltre nel meridione. Sarebbe una stangata per gli italiani ma anche una perdita di valore della propria abitazione in caso di inadempimento. Con l’approvazione della direttiva, infatti, un immobile con classe energetica bassa diminuirebbe subito il suo valore e sarebbe più difficile da cedere o affittare se non a prezzi da svendita. Il rischio è creare una segmentazione del mercato immobiliare, con le abitazioni non efficientate, cioè la grande maggioranza degli immobili italiani, che perderebbero significativo valore con un impoverimento generale delle famiglie. 

Questa situazione causerebbe ripercussioni anche sul mercato dei mutui, con le banche frenate nel concedere prestiti per l’acquisto di una casa a classe energetica non adeguata.

Guardando sempre ai dati – continua l’europarlamentare – è vero che secondo Eurostat gli immobili in Europa vanno ad incidere per oltre un terzo delle emissioni totali di CO2. Ma è vero anche che le stesse stime di Bruxelles indicano una contenuta riduzione totale delle emissioni inquinanti nel caso in cui la classe energetica aumentasse a un livello non inferiore a quello minimo imposto.

In definitiva, l’Europa non può scaricare sulle famiglie i costi della transizione energetica. In più occasioni abbiamo evidenziato, come gruppo ECR al Parlamento europeo, che sarebbe necessario modificare tempi e modalità di attuazione della direttiva UE, aprendo ad una flessibilità nell’applicazione e negli obiettivi che tenga conto delle varie realtà territoriali e un sistema strutturato di incentivi da parte della stessa UE a sostegno delle famiglie. Inoltre, la fattispecie della direttiva rende la misura più rigida rispetto ad altre misure.  

Per questo, nei mesi scorsi, in qualità di relatore per il gruppo dei Conservatori per l’opinione espressa sul tema dalla Commissione Ambiente del Parlamento UE – conclude Procaccini – ho espresso parere contrario a tale provvedimento, sottolineandone proprio la mancanza di flessibilità ed i termini troppo stretti per l’entrata in vigore della nuova disciplina. Essa rappresenta un ulteriore esempio di come le politiche ambientali varate da Bruxelles siano connotate da una sorta di cieco ideologismo, un tentativo di giustificare qualsiasi provvedimento in nome dell’ambientalismo ma in cui non si tiene conto della realtà concreta nella vita dei cittadini”.          

La Redazione